IN TAVOLA - ON THE TABLE

6 febbraio 2016

Poesia in cucina: la rizèta dal mi taiadèl


ambasciatrice Simona


alla spianatoia: mogliedaunavita - all'obiettivo: cindystar
insieme a #casacortella - lagodigarda



questa l’è la rizèta dal mi taiadèl


quel cui :

una zemna ad farèna par ogni ov, piò quel cl’aj vó par la sfoja

un tulìr, un sciadur, e ó cut guérda

trì ov al a vólta, si no l’è tropa fatiga.

l’ov l’ha d’avé e tòral zal, che la mnestra sbiavda l’an va brisa bé



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cum cus fa:

in se tulìr, la mi mâma, l’aj miteva trì zemne ad farèna, òna pr’ogni ov
e pu la faseva la funtana, l’aj rumpeva agli ovi in mez e
 con la furzèna l’aj armiscléva infèna a quant us faséva ora ad’druvér al mân
e pù l’a faséva una palèna e l’aj mitèva un sachet insóra.



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cun e sčiadur la cminzeva a stendar la sfoja, 
fasènd cun e cùl che muviment che i guardeva tot i’oman
una bota ad qua e ona in là
infèna a furmé una sfoja tonda, zàla coma un sol e grosa coma zenq french.


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La miteva sò l’aqva e l’aj faseva tu e bulòr, 
pu l’aj miteva un pogn ad sel 
e quand la sfoja l’era pronta da tajé, cun la curtèla, 
la faseva un rutulì e la faséva che batù in se tulìr ch’ an so piò steda bona ad sintì.


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La butèva zò al taiadèl in t’aqva e quand agli avneva so, un bulòr e agli era pronti.


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la mia ricetta delle tagliatelle

cosa serve:

una zemna * di farina per ogni uovo, più quella che serve per la sfoglia

un tagliere, un mattarello e l’uomo che ti guarda *

tirare tre uova alla volta che altrimenti è troppo faticoso

l’uovo deve essere a tuorlo giallo, che la minestra * pallida non va bene


* unità di misura per la farina di tutte le arzdore romagnole:
mettere le mani unite a cucchiaio come quando dovete raccogliere l’acqua per bere a una fontana

* l’uomo serve a sollecitare lo sculettamento che serve per stendere la sfoglia: 
più l’uomo è interessato, più il movimento ondulatorio si accentua, più la sfoglia viene tonda e lissia

* minestra in romagna è tutta la pasta, se è in brodo si chiama minestra in brodo


sul tagliere, la mia mamma, metteva tre zemne di farina, una per ogni uovo, poi faceva la fontana, rompeva al centro le uova e le lavorava con la forchetta fino a quando non era ora di usare le mani. poi faceva una pallina e ci metteva un sacchetto sopra.
con il mattarello cominciava a stendere la sfoglia, facendo il movimento di sculettamento ondulatorio che spiegavo, fino a ottenere una sfoglia, tonda, gialla e grossa come 5 lire.

metteva su l’acqua e la faceva arrivare a bollore, poi metteva un pugno di sale e quando la sfoglia era pronta per essere tagliata con la cortella * la arrotolava e faceva sul tagliere quel rumore costante e preciso che non ho più sentito.
buttare le tagliatelle nell’acqua bollente e scolarle dopo un attimo che sono salite in superfici.

* cortella: femminile, romagnolo, a lama rettangolare, alta e piatta


questo ho fatto a casacortella, 
che non c’era casa migliore e più deputata per una tagliatella, tagliata, a cortella

Silvia mogliedaunavita

2 commenti:

Gina ha detto...

Mi hai fatto tornare indietro nel tempo... Sono ricordi emozionanti quando stavo seduta vicina a mia nonna e la guardavo mentre preparava le tagliatelle (esattemente come descrivi tu) e naturalmente i panzerotti ripieni di ricotta... Grazie di cuore <3

Cindystar ha detto...

Gina, è successo anche a me di pensare alla mia nonna, mentre la Silvia tirava la sfoglia.
Queste emozioni e sensazioni di casa i giovani di oggi se le sognano, ma è un peccato. Dobbiamo impegnarci di più noi a fargliele riscoprire, attraverso racconti e gesti che li possano commuovere.

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