It's World Pasta Day!
Partono oggi da San Paolo del Brasile i festeggiamenti per la 19° edizione della Giornata Mondiale della Pasta promossa da AIDEPI e IPO, iniziativa che prese il via nel 1998 da Napoli e che ogni anno promuove e celebra la cultura della Pasta, orgoglio del nostro Bel Paese ed elemento basilare della Dieta Mediterranea, riconosciuta nel novembre 2010 Patrimonio Culturale Immateriale dell'Umanità.
In questa settimana ci sarà la possbilità per i consumatori di visitare 7 pastifici associati ad AIDEPI per seguire dal vivo le diverse fasi della lavorazione della pasta: Divella a Corato (FG), Felicetti a Predazzo (TN), Barilla a Pedrignano
(PR) e Foggia, Garofalo a Gragnano (NA), La Molisana a Campobasso e
Rustichella d’Abruzzo a Pianella (PE) apriranno i loro stabilimenti e spiegheranno come dal semplice chicco si arriva a confezionare un pacco di pasta.
Un piatto di pasta per sfamare il pianeta è il leitmotiv di questa giornata, la sfida che i partecipanti a San Paolo hanno accettato e che svilupperanno attraverso i loro racconti e le loro ricette, sostenendo che un piatto di pasta, popolare a molte e diverse culture, possa rappresentare il piatto ideale ed altamente nutritivo per combattere la fame nel mondo.
Anche il Calendario del Cibo Italiano si unisce a questa giornata festosa, proponendo una golosa carrellata delle paste regionali italiane più conosciute e consumate sulle nostre tavole, un tour gastropastaio da far venire voglia di mettere subito l'acqua sul fuoco!
Io sono scesa fino al tacco dello Stivale, dove uno dei piatti più caratteristici sono le orecchiette, che ho imparato a fare qualche anno fa sotto la grande maestria delle fantastiche sorelle Simili e più recentemente durante il convegno annuale delle Insegnanti di Cucina AICI svoltosi a Ceglie Messapica nel maggio 2016.
E' un tipo di pasta fatta rigorosamente a mano con semola di grano duro, a forma di cupoletta (in modo da raccogliere meglio il sugo), con il centro più sottile del bordo e con la superficie abbastanza ruvida, perchè strascinata sulla superficie legnosa della spianatoia. Sembrano delle piccole orecchie, da qui il nome che portano. Si potrebbe anche dire che siano l'evoluzione dei Cavatelli, infatti per farle si parte proprio dalla forma del cavatello.
Non se ne conosce un origine certa, non avendo mai trovato dei documenti storici che ne attestino la presenza. Esistevano, ai tempi di Varrone, le lixulae, un tipo di pasta molto simile nella forma fatta con acqua, farina e formaggio. E nel '500 viene rinvenuto un atto notarile negli archivi storici della basilica di San Nicola di Bari, dove un padre cede alla figlia il proprio panificio e mette in evidenza, come dote matrimoniale, l'abilità di questa nel fare le recchietedde.
Pare siano state portate in Puglia dagli Angioini, come ci racconta Wikipedia:Le origini delle orecchiette non sono da ricercarsi in Puglia, ma molto probabilmente nella zona provenzale francese, dove fin dal lontano Medioevo si produceva una pasta simile utilizzando il grano duro del sud della Francia. Si trattava di una pasta molto spessa e a forma di dischi, incavata al centro mediante la pressione del dito pollice: questa forma particolare ne facilitava l'essiccazione, e quindi la conservazione per fronteggiare i periodi di carestia. Sembra anche che ne venissero imbarcate grandi quantità sulle navi che si accingevano ad affrontare lunghi viaggi. In seguito, sarebbero state diffuse in tutta la Basilicata e la Puglia con il loro nome attuale dagli Angioini, dinastia che nel Duecento dominava le terre delle regioni. Secondo insigni studiosi di enogastronomia pugliese le orecchiette avrebbero avuto origine nel territorio di Sannicandro di Bari, durante la dominazione normanno-sveva, tra il XII e il XIII secolo. È infatti possibile, in seguito all'atteggiamento di protezione nei confronti della comunità israelitica locale da parte dei normanno-svevi, la loro derivazione da alcune ricette della tradizione ebraica, come le orecchie di Haman - l'antagonista del libro di Esther - che ritroviamo, ad esempio, in alcuni dolci sefarditi oppure nelle croisettes, un tipo di pasta preparato nelle vallate occitane del Piemonte, lontana parente delle orecchiette di Sannicandro anche nella probabile influenza mediorientale.
E non manca una leggenda popolare sulle orecchiette, un'usanza famigliare per prevedere il sesso di un nascituro: la mamma in attesa era solita buttare nell'acqua messa a bollire un'orecchietta e uno zito. La pasta che per prima risaliva in superficie avrebbe definito il sesso, femmina per l'orecchietta, maschio per lo zito.
Per 3/4 persone:
300 g di semola di grano duro rimacinata
130/150 g di acqua a temperatura ambiente
Impastare brevemente, deve risultare un impasto duro altrimenti poi col riposo ammorbidisce troppo ed è più difficoltoso da lavorare. Lasciare l'impasto sulla spianatoia coperto da una ciotola a riposare per almeno mezz'ora.
Prendere un pezzo di pasta e fare un rotolino di circa 1 cm di diametro. Con un coltello dalla punta arrotondata staccare un piccolo pezzo che va premuto col pollice dell'altra mano contro la punta del coltello, poi schiacciare la lama sul tavolo ruotando brevemente e trascinando il cavatello verso il basso, quindi si passa sulla punta del pollice e si rovescia a formare l'orecchietta.
Qui Margherita Simili durante un corso di paste regionali fa vedere come si fa l'orecchietta; in questo altro video, invece, una pastaia pugliese doc mentre taglia, striscia e rigira per fare l'orecchietta.
Qui la signora Nunzia di bari vecchia insegna a fare le orecchiette sulla porta di casa; e questo è il video completo della signora Uccia.
Per 4/6 persone:
400 g di orecchiette
1 kg di cime di rapa
50 ml di olio extravergine di oliva
1-2 acciughe sott’olio
1 spicchio di aglio
peperoncino
Mondare la verdura mantenendo solo le cime e le foglie più tenere, quindi lavarla.
In una pentola portare ad ebollizione abbondante acqua. Salare, aggiungere la verdura e dopo circa 5 minuti anche la pasta.
Nel frattempo porre sul fuoco una padella con l’olio, l’aglio e le acciughe. Lasciare che le acciughe si disfino ed aggiungere anche il peperoncino. Togliere dal fuoco e tenere da parte dopo aver eliminato l’aglio.
Una volta portata a cottura la pasta con le cime, scolarla e versarla nella padella: farla insaporire mescolando sul fuoco per qualche minuto.
Servire aggiungendo eventualmente un filo di olio a crudo.
ORECCHIETTE CON LE CIME DI RAPA
Per 4/6 persone:
400 g di orecchiette
1 kg di cime di rapa
50 ml di olio extravergine di oliva
1-2 acciughe sott’olio
1 spicchio di aglio
peperoncino
sale
Mondare la verdura mantenendo solo le cime e le foglie più tenere, quindi lavarla.
In una pentola portare ad ebollizione abbondante acqua. Salare, aggiungere la verdura e dopo circa 5 minuti anche la pasta.
Nel frattempo porre sul fuoco una padella con l’olio, l’aglio e le acciughe. Lasciare che le acciughe si disfino ed aggiungere anche il peperoncino. Togliere dal fuoco e tenere da parte dopo aver eliminato l’aglio.
Una volta portata a cottura la pasta con le cime, scolarla e versarla nella padella: farla insaporire mescolando sul fuoco per qualche minuto.
Servire aggiungendo eventualmente un filo di olio a crudo.
365 giorni di festa per celebrare le glorie della nostra cucina:
la più famosa, la più bella (e buona) del mondo!
La festa del cibo che si rinnova ogni giorno,
attraverso la celebrazione dei piatti e dei prodotti che hanno reso unica la cucina italiana,
in Italia e nel mondo.
4 commenti:
Io non l'ho mai assaggiata ma fare questa pasta è un arte.. E tu sei stata bravissima..
A presto
Che piatto meraviglioso della tradizione italiana. Colorato, saporito ricco di storia. Tu come sempre l'hai realizzato divinamente. Se lo vedesse la mia mamma impazzirebbe, lei adora le orecchiette alle cime di rapa e le tue sarebbero ancora più gradite!
Grazie amiche di Calendario :-)
Orsù, cosa fate ancora lì? Di corsa ad impastare un pochino di semola e... buon lavoro e buona domenica!
È un piatto comune in casa mia,sempre apprezzatissimo.
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