IN TAVOLA - ON THE TABLE

24 gennaio 2008

Ieri sera a teatro...

DUE ORE FILATE DI SHOW RAFFINATO E SCINTILLANTE CHE AVVOLGE IN UNA SPIRALE DI VITALITÀ, ENERGIA E PASSIONE ASSOLUTA.

SOLA ME NE VO - regia di G. Solari

Travolti da un’insolita Melato - di Betty Zanotelli

Dice che il teatro è casa sua, la sua essenza, un «fiume che la travolge». Ma, dopo due ore filate di spettacolo raffinato e scintillante, è lei, a travolgere il pubblico, ad avvolgerlo in una spirale di vitalità, di energia, di passione assoluta. Trascinante Mariangela che, tra spizzichi di autobiografia, assaggi di quella consolidata abilità di attrice che tutti le riconosciamo, accenni di disinvolta danza, con quella voce che, anche alla prova come cantante, mostra una sua ragione d'essere, riempie di sé un Teatro Nuovo mai così gremito e così coinvolto. E così, come era ampiamente prevedibile, lo show «Sola me ne vo» (proposto come «evento speciale» nella rassegna «Divertiamoci a teatro») in cui la Melato indossa panni per lei inusuali - votati alla leggerezza, all'ironia sapientemente spruzzata di vena malinconica, all'amabile e divertita presa in giro di sé medesima - diventa l'ennesima dimostrazione di un'attrice che in realtà non ha bisogno di dimostrare nulla. E' talento allo stato puro; è «animale» da palcoscenico in grado di prendere il pubblico per mano e di condurlo dove meglio crede. La meta, in questo caso, è il racconto, tra il serio e il faceto, della propria vita, quella di una donna che ha scelto di stare sola, di votarsi (non senza qualche cedimento) anima e corpo all'arte e di trasmettere visceralmente questa sua passione a chi la vede e la ascolta. Certo, Giampiero Solari, il regista dello spettacolo nonché coautore dei testi (assieme alla stessa Melato, a Vincenzo Cerami e Riccardo Cassini) le confeziona, con consumata abilità un «abito» su misura, un «one woman show» sfavillante, con tanto di sei baldanzosi e scattanti ballerini (molto indovinate ed estremamente dinamiche anche le coreografie di Luca Tomassini; molto belli i costumi di Francesca Schiavon) che la circondano, l'assecondano così come le musiche eseguite dal vivo da Lorenzo Capelli con l'orchestra che sta sullo schermo. E così, tra un passo e l'altro di danza, tra una concessione e l'altra alla recitazione - intensissima la Blanche de «Un tram che si chiama desiderio» - tra inevitabili citazioni da Shakespeare («Macbeth» e «La Tempesta»), una colonna sonora che saltella di qua e di là. Eccola allora affiorare Mackie Messer tratta dall'«Opera da tre soldi» a «Ti parlerò d'amor» (eseguita proprio alla Wanda Osiris con annesso turbante) alla «Vita spericolata» del Vasco nazionale, non può non farsi strada quel «Sola me ne vo», accattivante ritornello di un agrodolce brano anni Trenta. In mezzo ci sta una vibrante rievocazione di Giorgio Gaber e delle sue folgoranti intuizioni in «Qualcuno era comunista» scandita a ritmo di blues e ancora il dolceamaro affresco di «Far finta d'essere sani». Il filo che tiene magicamente uniti tutti questi ingredienti è lei, Mariangela, vetrinista alla Rinascente, nata a Milano da un vigile «Trotzkijsta» e da una un'ingegnosa sartina, pronta a confezionarle, con il cartone, una pelliccetta simil-astrakan in modo che la figliola, ormai avviata al palcoscenico, non sfiguri nel ricevimento post-spettacolo. Un aneddoto, questo, molto gustoso che si mescola ai tanti altri in uno show-patchwork che prende forma su un palcoscenico su cui primeggiano schermi ovali in funzione anche di specchi. Se la confezione è impeccabile, i ritmi e i tempi sono quelli di un varietà luccicante in cui tutto è studiato e costruito con cura e in cui c'è una primadonna che, da sola, è capace di ammaliare il pubblico e di conquistarlo non solo con i diversi «colori» del suo essere straordinaria interprete ma anche con i suoi più intimi risvolti di donna. Di fronte a una simile bravura, si può anche perdonare qualche banalizzazione nei testi che talora rivelano una debolezza strutturale, ma che non inficiano la qualità dello spettacolo. Che dire, in definitiva? Che, parodiando il titolo di un suo celebre film, si esce da teatro…travolti da un'insolita Mariangela.

Purtroppo non sono riuscita ad assistere a questo spettacolo, a cui tenevo molto, considero la Melato una donna straordinaria.
Sono previste 6 repliche allo Smeraldo di Milano la prima settimana di marzo, mi sto già attivando per i biglietti e sicuramente questa volta non mancherò!

7 marzo 2008: sono andata allo Smeraldo!
Che dire, a me la Melato piace molto, e lo spettacolo mi è piaciuto.
E' brava a intrattenere il pubblico, si racconta anche prendendosi in giro da sola, canta garbatamente grazie anche al suo timbro di voce così "ruvido", è aggraziata nei movimenti...manca un pò nel ballo, ma credo che non volesse dar prova di essere una ballerina o una soubrette completa, anzi.
Forse sono anche troppi i sei baldi giovani al suo fianco...
Personalmente, non mi è piaciuta la filippica politica cercando di imitare Gaber...quella no, non mi piace affatto quando il palcoscenico si tinge di politica.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

A me è piaciuto un sacco, ha e trasmette un'energia prorompente ed avvolgente, a fine spettacolo eravamo tutti coinvolti e convinti di essere li da ore, giorni!!!! Veramente un'apertura di stagione indimenticabile.

Anonimo ha detto...

Ciao Cindy! Ho scoperto solo ora il tuo blog e mi piace molto vedere che alla cucina alterni anche post più "culturali".
Anche io ho visto questo spettacolo in Alessandria e anche per me è stato l'apertura della stagione teatrale. Bellissimo! Lei è una VERA ARTISTA! Peccato solo la scivolata sulla politica, che secondo me non c'entrava molto con lo spettacolo...
Un abbraccio, flo77.

Cindystar ha detto...

Graze della visita,Flo.
Sono quasi in partenza, venerdì 7 vado allo Smeraldo a vedermela!!!

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