La mela campanina
Le varietà tradizionali di mele, oltre ad essere più resistenti e di più facile conservazione, apportano anche più benefici al nostro organismo in quanto contengono più vitamine e altre sostanze preziose.Una delle varietà che sicuramente non mancava negli antichi broli della zona mantovana è il Campanino, che produce la mela da sempre protagonista dell'originale mostarda mantovana. Il frutto è piccolo, di forma irregolare, la buccia verde con sfumature rosse. La polpa è molto compatta, bianca e profumatissima, qualità che rendono la Campanina ideale anche per la preparazione di dolci. È una mela che per i mantovani rimanda irrimediabilmente al loro passato e ai lori nonni che la custodivano gelosamente nei granai per tutto l'inverno e anche oltre.
Era anche un frutto tipico dei gelidi inverni della Bassa Modenese.
Don Felice Ceretti, noto storico di Mirandola, nell’Indicatore Mirandolese del 1877 parla di “pomi detti campanini dei quali nell’autunno si fanno larghe provviste e si trasportano fino a Venezia e ad altre città”. Insomma, le mele campanine erano un prodotto tipico della nostra economia che veniva persino “esportato”.
Queste piccole mele dalla buccia sottile e verde, che diventavano rossastre se stese al sole, erano decisamente molto apprezzate dai nostri nonni che le raccoglievano tra la fine di settembre e le prime settimane di ottobre, per farne abbondanti scorte.Spesso poi le campanine venivano messe a svernare sui tetti dei “bass comad”, perché non solo non temevano il freddo, ma il gelo e le “galaverne” le rendevano ancora più gustose e saporite. Poi, però, cambiò il vento. E un bel giorno le mele campanine a partire dal dopoguerra, passarono di moda. Il mercato richiedeva mele più dolci, grandi e pesanti, esteticamente “più belle”. Così nel giro di pochi anni le campanine sparirono dai nostri campi. Finchè un imprenditore agricolo e agronomo di San Possidonio, Benedetto Bonomi, puntò sulle molte qualità di questo piccolo frutto. In realtà la famiglia di Bonomi coltivava da sempre questa qualità di mele e così Bonomi decise, circa 30 anni fa, di proseguire la tradizione. Oggi ha dedicato alla campanina 3 ettari della sua azienda agricola che produce circa 600/700 quintali di mele all’anno, anche se l’imprenditore ha in programma di estendere la superficie coltivata con questo piccolo frutto dalle molte virtù.
LA MELA CHE NON TI ASPETTI…
Forse non tutti sanno che queste mele, analizzate in laboratorio, hanno mostrato performance sorprendenti: dalle analisi è emerso che la mela campanina ha valori antiossidanti quattro volte superiori a quelli delle mele “normali”, ed è molto indicata per anziani e ammalati grazie alle sue notevoli qualità nel regolare le funzioni dell’intestino. Per non parlare poi della sua capacità di conservarsi fino alla primavera senza nemmeno passare per il frigorifero, oppure del basso numero di trattamenti con fitofarmaci che richiede, essendo un frutto naturalmente molto resistente ai parassiti. E pare proprio che il mercato si stia accorgendo di queste tante qualità. Quella che sulle prima poteva sembrare solo una sorta di nostalgica coltivazione si sta invece rivelando una scelta azzeccata che è riuscita a risvegliare l’interesse dei consumatori, soprattutto nella grande distribuzione, nei confronti della “mela della nonna”. E questo anche grazie alla elegante confezione da un chilo con cui le campanine venivano vendute.
LA MELA CAMPANINA: ISTRUZIONI PER L’USO
Il modo migliore per gustare l’aroma di questo frutto è di farlo cuocere in forno per almeno 40 minuti, in questo caso la mela non deve essere tagliata ma solo ben lavata prima della cottura. Tagliata invece a spicchi, deve essere privata del torsolo e fatta cuocere sempre nel forno per 15/20 minuti. In questo caso ci dà delle squisite fette di mela secca chiamate “sciapeli” o “sciapedi”. Va infine ricordato che la mela campanina veniva usata per squisite marmellate. Di queste la più celebre è la mostarda mantovana.
tratto da comunimodenesiareanord.it
Le Tamerici producono un'ottima Mostarda di mele campanine.
Ancora info ed approfondimenti su questo prezioso frutto nel sito della mela campanina di Paolo Franzoni.
Queste piccole mele dalla buccia sottile e verde, che diventavano rossastre se stese al sole, erano decisamente molto apprezzate dai nostri nonni che le raccoglievano tra la fine di settembre e le prime settimane di ottobre, per farne abbondanti scorte.Spesso poi le campanine venivano messe a svernare sui tetti dei “bass comad”, perché non solo non temevano il freddo, ma il gelo e le “galaverne” le rendevano ancora più gustose e saporite. Poi, però, cambiò il vento. E un bel giorno le mele campanine a partire dal dopoguerra, passarono di moda. Il mercato richiedeva mele più dolci, grandi e pesanti, esteticamente “più belle”. Così nel giro di pochi anni le campanine sparirono dai nostri campi. Finchè un imprenditore agricolo e agronomo di San Possidonio, Benedetto Bonomi, puntò sulle molte qualità di questo piccolo frutto. In realtà la famiglia di Bonomi coltivava da sempre questa qualità di mele e così Bonomi decise, circa 30 anni fa, di proseguire la tradizione. Oggi ha dedicato alla campanina 3 ettari della sua azienda agricola che produce circa 600/700 quintali di mele all’anno, anche se l’imprenditore ha in programma di estendere la superficie coltivata con questo piccolo frutto dalle molte virtù.
LA MELA CHE NON TI ASPETTI…
Forse non tutti sanno che queste mele, analizzate in laboratorio, hanno mostrato performance sorprendenti: dalle analisi è emerso che la mela campanina ha valori antiossidanti quattro volte superiori a quelli delle mele “normali”, ed è molto indicata per anziani e ammalati grazie alle sue notevoli qualità nel regolare le funzioni dell’intestino. Per non parlare poi della sua capacità di conservarsi fino alla primavera senza nemmeno passare per il frigorifero, oppure del basso numero di trattamenti con fitofarmaci che richiede, essendo un frutto naturalmente molto resistente ai parassiti. E pare proprio che il mercato si stia accorgendo di queste tante qualità. Quella che sulle prima poteva sembrare solo una sorta di nostalgica coltivazione si sta invece rivelando una scelta azzeccata che è riuscita a risvegliare l’interesse dei consumatori, soprattutto nella grande distribuzione, nei confronti della “mela della nonna”. E questo anche grazie alla elegante confezione da un chilo con cui le campanine venivano vendute.
LA MELA CAMPANINA: ISTRUZIONI PER L’USO
Il modo migliore per gustare l’aroma di questo frutto è di farlo cuocere in forno per almeno 40 minuti, in questo caso la mela non deve essere tagliata ma solo ben lavata prima della cottura. Tagliata invece a spicchi, deve essere privata del torsolo e fatta cuocere sempre nel forno per 15/20 minuti. In questo caso ci dà delle squisite fette di mela secca chiamate “sciapeli” o “sciapedi”. Va infine ricordato che la mela campanina veniva usata per squisite marmellate. Di queste la più celebre è la mostarda mantovana.
tratto da comunimodenesiareanord.it
Le Tamerici producono un'ottima Mostarda di mele campanine.
Ancora info ed approfondimenti su questo prezioso frutto nel sito della mela campanina di Paolo Franzoni.
1 commento:
Ciao Cindy!sempre interessanti i tuoi articoli. Un bacio e buon weekend :)
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