28 febbraio 2009

Salsa verde - WHB # 172


La classica salsa verde, ideale per accompagnare il gran bollitio ma da noi preferita anche per farcire toast, sandwich e tramezzini ... o anche in un raptus famelico semplicemente su grissini, crackers o gallette! Di solito per le dosi vado molto ad occhio, anche perchè assaggio strada facendo...con l'aiuto di un robot o del Bimby è semplicissima e velocissima, in linea di massima si può seguire questa dose:

100g di prezzemolo pulito
6 filetti di acciughe
mezzo spicchio di aglio
1 cucchiaio di capperi
2 cucchiai di aceto
la mollica di un panino
(o 2-3 fette di pan carré senza crosta)
180g di olio extravergine di oliva
sale/pepe
2 o 3 uova sode, tagliate a coltello a piccoli pezzi

Tritare la mollica con l'aceto per pochi secondi, aggiungere tutti gli altri ingredienti nel robot (tranne olio e uova sode) e tritare 30 secondi a velocità alta (per il Bimby vel.8), quindi abbassare la velocità e aggiungere l'olio a filo. Più olio si mette più fluida e morbida sarà la salsa. Alla fine aggiungere le uova e mescolare delicatamente con un cucchiaio, regolando di sale, pepe e olio.

Questa ricetta partecipa alla raccolta per il Piemonte dell'Abbecedario Culinario organizzato dall'intraprendente Trattoria MuVarA.


Il bollito è un piatto della tradizione veneta, un buon ristorante a Verona dove ancora tra i tavoli volteggia il varrello degli arrosti con taglio in diretta: fesa di tacchino, punta di vitello, prosciutto di praga al forno, roast beef e bolliti di manzo, copertina di spalla, testina di vitello, lingua naturale, lingua salmistrata, cotechino, tra pearà e altre salse venete, tutto questo alla:

Locanda Castelvecchio
corso Castelvecchio, 21/a
tel. 045 - 8030097



Questa ricetta partecipa al WHB # 172 ospitato da Laurie di Mediterranean Cooking in Alaska
This recipe participates to WHB # 172 hosted by Laurie from Mediterranean Cooking in Alaska
Thanks again to Haalo who manages greatfully all events,
Thanks again to Kalyn for her successfull idea!

Green Sauce
A typical Italian dipping sauce, the best to accompany stewed meat: in Italy you can find classic restaurants where “Stewed Trolley” is a home speciality. Usually they serve different parts of beef, hen, beef tongue, pork, cotechino (pig's trotter stuffed with meat) e zampone, with mashed potatoes, mostarda and green sauce.
We also like it on toasts and sandwiches, or just for a snack on grissini or crackers.
Very simple and quick to do with a food processor (Thermomix is welcome!), I usually never weigh ingredients, but taste while making it, but this could be a good start:
100g parsley leaves
6 anchovy filets
half clove of garlic
1 tablespoon capers
2 tablespoons of vinegar
the soft part of a bread roll
(or 2-3 slices of soft sandwigch bread)
180g extravirgin olive oil
salt/pepper
2-3 hard-boiled eggs, finely chopped with a knife
Mix bread and vinegar for few seconds, add all ingredients (except oil and eggs) and mix 30 seconds high speed (in Thermomix speed 8), then low speed and drop oil.The more oil you add, the more fluid and soft the sauce will be. Then add eggs and stir softly with a spoon, adjusting with salt and pepper.

27 febbraio 2009

Boxty - BBD # 17

 

This month Bread Baking Day is hosted by Lien who asked us to bake a Potato Bread. Thank you, dear Lien, for hosting such a lovely and amusing event, that always gives us the chance to compare and learn more different recipes based on the same major ingredient.
For this occasion I gave a glance to one of my favourite books and found this nice recipe: Boxty, a sort of potato pancake, originated in Ireland, usually served fried but this recipe shows how to bake it in oven with good result. There are, of course, many different versions of the dish, but all contain finely grated raw potato.
Boxty was such a part in the local culture that a funny limerick was written about:

"Boxty on the griddle,
Boxty in the pan,
If you can't make boxty,
You'll never get a man"


Boxty popularity has increased from then and nowdays it's not so unusual to see it on the menus of restaurants.



You need: 
 
110g steamed mashed potato
220g finely grated raw potato
220g plain flour
75g butter
75g lard
1 tablespoon yogurt
1 teaspoon salt
1 teaspoon instant dry yeast (8g)


Work flour, butter and lard with fingers making crumbs. Add salt, raw grated potato (drained from water on a cloth), mashed potato, yogurt and yeast and amalgamate, adding a spoon of flour if it occurs. It does not have to be sticky. Make a roll, slice it and flatten as pancakes. Bake in oven at 180° about 20/30 minutes, it depends how large they are (mine were about 10cm. diameter each),they are supposed to become brown. Serve warm.
They are still good the day after, just warm them in oven for few minutes. They were delicious for dinner with ham, salami, cheese and a huge mixed salad.
A more savoury version: add fried bacon, chopped garlic and parsley in the dough.




Questo mese per il Bread Baking Day siamo ospiti di Lien che ci ha chiesto di preparare un Pane con Patate. Ancora una volta partecipo più che volentieri e ringrazio di cuore la mia ospite perchè ogni volta ci è data la possibilità di scoprire nuove e interessanti varianti con un ingrediente base come denominatore comune.
Questa volta mi sono affidata a uno dei miei libri preferiti in materia, e ho trovato questa simpatica ricetta di origini irlandesi, i Boxty, che altro non sono che delle frittelle di patate, solitamente servite fritte o grigliate nelle apposite padelle, ma qui cotte in forno con ugualmente un buon risultato.

Ingredienti:

110g di patate lesse e schiacciate
220g di patate crude grattugiate
220g di farina
75g di burro
75g di strutto
1 cucchiaio di yogurt
1 cucchiaino di sale
 1 cucchiaino di lievito istantaneo per pizze (8g)

Lavorare con la punta delle dita la farina con il burro e lo strutto in modo da formare tante briciole. Aggiungere le patate lesse schiacciate, le patate crude grattugiate (e asciugate dall'acqua in eccesso in un canovaccio), il sale, lo yogurt e il lievito e amalgamare bene, se occorre aggiungere ancora un cucchiaio di farina, non deve risultare un impasto appiccicoso. Formare un rotolo, affettarlo e appiattire ogni focaccina. Cuocere a 180°per 20/30 minuti, dipende dalla grandezza, le mie erano circa 10cm di diametro l'una, devono diventare belle colorate. Servire calde.
Sono altresì buone il giorno dopo con una piccola scaldata in forno. Noi le abbiamo gustate a cena con salumi e formaggi e una bella insalata mista di contorno.
Per una versione più gustosa: aggiungere all'impasto della pancetta rosolata, aglio e prezzemolo tritati.


Questa ricetta partecipa all'Abbecedario Culinario della Comunità Europea per la nazione Irlanda, ospiti di Roberta di The Dreaming Seed.

26 febbraio 2009

Pane ai cinque cereali con noci - BBB's Anniversary




Reading my dear friend Zorra's blog I found a new group with a passion for bread baking founded just one year ago, Bread Baking Babes: Happy Birthday to all of you!
I would like to be part of it as I love baking a lot, so I followed Tanna's instructions, host kitchen of the anniversary challenge, to bake Pane ai Cinque Cereali con Noci, the recipe she choose from "The Italian Baker" by Carol Field.
Even though I am on skiing holidays and couldn't count on my beloved oven, and everybody knows how much is important for a cook to have all his proper utensils, I have tried to do my best and the result was quite good indeed, I was really surprised and my sons appreciated it!
I had to change some flours because couldn't find the right ones and tried half recipe (between brackets), as I would not risk a failure...but it was not, and then we pinched it from hands!



You need:

300g. (150) walnuts
30g. (15) fresh yeast
1/4 (1/8) cup warm water
3 cups (1 and 1/2) water, room temperature
500g. (250) unbleached all-purpose flour
125g. (65) oat flour
125g. (65) rye flour (I use barley)
125g. (65) whole-wheat flour
125g. (65) brown rice flour (I use white rice flour)
1 (half) tablespoon salt

Toast the walnuts in a pan on low fire for som minutes, the don't have to brown but just release flavour, let them cool, chop and set aside.
Mix all the flours, knead 2/3 of them with 2/3 of water (where yeast has been melted), cover and let rest 20 minutes. Knead in the remaining flour, walnuts and salt, work for about 5/8 minutes until is no sticky, in case add a little flour more.
I put the dough to rest (until doubled, about an hour) in a floured basket of about 20cm. diameter* (if you do the whole recipe you need 2 baskets), covering with a large bowl upside down on it.
Then turn it up carefully, cut in 4 pieces, put again to rest for about half an hour on baking paper. Make some cut on top if you like and bake at 180/190° for about 40/50 minutes. Cool on a rack.

Super with butter and speck, or Gorgonzola cheese!

* I learned this nice tip from dearest Sorelle Simili, my favourite baking teachers in Italy, when we baked together maize and farro bread.


Leggendo il blog della mia cara amica Zorra, ho scoperto un altro gruppo di panificatrici agguerrite, le Bread Baking Babes, che proprio in questo mese festeggiano il loro primo anniversario di lavoro insieme: un caro augurio anche da parte mia, ragazze!
Mi piacerebbe farne parte e così ho voluto celebrare insieme a oro panificando il Pane ai Cinque Cereali con Noci che Tanna, padrona di casa dell'evento, ha scelto come pane rappresentativo dal libro di Carol Field "The Italian Baker".
Devo dire che, nonostante non abbia potuto contare sulla mia cucina, e sul mio forno in particolare (sono in vacanza in montagna), sono stata molto contenta del risultato, le noci danno un aroma particolare e intenso, e anche i miei figli, nonostante non fosse in pane "bianco", l'hanno apprezzato!
Ho cambiato qualche farina, non avendo trovato tutte le originali, e ho fatto metà dose (tra parentesi le mie quantità), non volendo rischiare di dovermelo poi mangiare tutto da sola...il risultato è che poi ce lo rubavamo dalle mani!

Ingredienti:

300g. (150) noci
30g. (15) lievito di birra
1/4 (1/8) tazza di acqua tiepida
3 cups (1 and 1/2) acqua temperatura ambiente
500g. (250) farina 0
125g. (65) farina di avena
125g. (65) farina di segale (io ho usato orzo)
125g. (65) farina semintegrale o integrale
125g. (65) farina di riso integrale (io ho usato farina di riso bianca)
1 (metà) cucchiaio di sale fino

Tostare le noci in una padellina per qualche minuto, non devono scurire ma solo rilasciare l'aroma, lasciar raffreddare, tagliare a coltello e mettere da parte.
Mescolare le farine, quindi impastarne 2/3 con 2/3dell'acqua, dove avremo fatto sciogliere illievito. Lasciare riposare coperto per 20 minuti.
Impastare con la restante farina, unire il sale e le noci, per 5/8 minuti fino ad avere un impasto sodo, elastico e non appiccicoso, se occorre aggiungere ancora un cucchiaio di farina. Mettere l'impasto in un cestino infarinato bene di circa 20cm.di diametro* (facendo dose intera ne occorrono due), coprire con una ciotola capovolta soprae lasciare lievitare al raddoppio, circa un'ora. Rigirare il pane con delicatezza sulla spianatoia, tagliarlo in 4, metterlo su carta forno a riposare ancora mezzoretta. Con attenzione fare qualche taglio in superficie se piace, infornare e cuocere a 180/190°per circa 40/50 minuti. Lasciar raffreddare su una griglia.

Strepitoso con burro e speck, o con Gorgonzola come suggerisce Manu.

*questo metodo me l'hanno insegnato le mie care e mitiche Sorelle Simili, quando abbiamo fatto insieme il pane al mais e farro.

Round up BBB Anniversary

25 febbraio 2009

Injera - Etiopia

I am so glad to follow Joan's amazing Culinary Tour Around the World because every time I have the opportunity to face new countries I might never visit, typical life styles, unusual kitchens.
This week she's visiting Ethiopia, one of the oldest countries in the world situated in the Horn of Africa. Zapping on internet, I found very interesting tips I didn't know (here you can find a detailed list of major dishes of the country by Abraham Zewdie).
I have learned that coffeee has originated in Ethiopia, from Kaffa region, where the name coffee belongs to. If you would like to have a coffee in Ethiopia, please don't be in a hurry and take all the time you need because it's quite a ritual ceremony: green coffee is toasted when needed and flavoured with clove and grated cinnamon. It will be served three times in small pottery cups while incense is burned all around spreading aromatic essences to welcome guests.
Every lunch or dinner in Ethiopia begins with typical hands washing: a metal or terracotta jug full of water is set on the table and water will be poured on guests' hands. Then, first course will be served, usually a light dish of ferments or whey followed by hot specialities.
In Ethiopia we can find long period of fast, according to coptic religion, followed by long periods where meat is the major ingredient of the ordinary diet.
It's absolutely forbidden pork meat, for Christians too.

Injera is a flatbread, a sort of crêpe, slightly spongy and soft, thin but leavened, ideal to accompany all dishes but useful at the same time because it covers serving plate and stew and sides will be put on it. It's tradition to have a central plate on the table where everybody can get food, breaking a piece of injera (with right hand only), collecting some food (usually ram or beef stew with hot sauces), wrappping injera on it and eating with hand. So injera is bread, plate and utensil at the same time. Usually injera is set in layers over mesob, special plates made with weaved decorated coloured straw.
Injera is a mixture of Teff flour (common Ethiopic cereal containing symbiothic leavining) and water, left to rest 2 or 3 days at room temperature, then baked in a small terracotta oven on fire.

I followed this recipe:

Mix 200g plain flour with 250g warm water and 2g yeast. Let to rest covered about 3 days at room temperature until it bubbles. Add then 125g fizzy water and a teaspoon of salt, it should be a sort of liquid batter. Put a teflon seed oiled pan on fire, pour a little bit of batter: when it begins to thicken and bubble cover and bake for 2 minutes, only one side and taking care it does not get brown. Let cool each injera on a cloth. Do not place one upon another until they are cold. They can be prepared in advance and stored in the fridge, as they are not supposed to be served hot.



Then I find also this recipe, I will try some day because my sons liked injera very much (served with chopped chicken and bitter-sweet peppers) and I am curious and attracted by the different flours used in it:

In a big bowl mix 500g plain flour, 500g maize flour, 250g semola, 25g yeast, 1 glass of water. Cover and let it rest 3 days in winter, 2 days in summer. Then work the dough with so much water to have it fluid (about 3 glasses). Put a teflon seed oiled pan on fire, pour a little bit of batter, when it begins to thicken and bubble cover and bake for 3 minutes, only one side and taking care it does not get brown. Let cool each injera on a cloth. Do not place one upon another until they are cold.

A great exhibition will be held in Venice from 13th March to 10th May dedicated to Ethiopic Ancient Art: Holy Beauty of Christian Ethiopia. The choice of Venice, always been considered a bridge between East and West, confirms close economic, religious and cultural connections she held with Ethiopic reign since early '400.


Sono sempre più felice di partecipare al Tour Culinario Intorno al Mondo di Joan perchè mi da la possibilità di conoscere usanze e costumi di paesi ai quali probabilmente non mi sarei mai avvicinata. Ne è un'esempio l'Etiopia, meta di questa settimana. Documentandomi su internet ho trovato interessanti "appunti di viaggio" qui e qui sul sito di Cookaround dove Abraham Zewdie fa una lista dettagliata dei piatti principali della cucina etiope.
Ho imparato che il caffè è originario proprio dell'Etiopia, precisamente dalla regione di Kaffa da cui prende il nome. Bere il caffè in questa regione è quasi una cerimonia: il caffè (verde) viene tostato al momento e aromatizzato con chiodi di garofano e cannella macinata. Il caffè verrà servito per tre volte in piccole tazzine di ceramica, e mentre lo si sorseggia viene anche bruciato dell'incenso in senso di buonaugurio.
In Etiopia il pranzo inizia con un tipico rituale, il lavaggio delle mani. A tavola viene portata un brocca di metallo o terracotta contenente acqua, la quale viene versata sulle mani degli ospiti. Subito dopo viene servita la prima portata, un leggero piatto di fermenti o siero di latte seguito da specialità piccanti.
In Etiopia, la dieta è scandita dai lunghi periodi di digiuno previsti dalla religione copta, a cui fanno seguito periodi in cui la carne diventa la base principale dei pasti.
E' assolutamente vietato mangiare carne di maiale, anche per i Cristiani.

L'Injera è un pane simile a una crêpe, leggermente spugnoso e morbido, sottile ma lievitato, che serve da accompagnamento ma anche da servizio perchè riveste il piatto di portata dove vengono servite le pietanze. Infatti è tradizione che tutti i commensali si servano da un piatto centrale, spezzando un pezzo di injera (sempre con la mano destra), raccogliendo con esso un po' della pietanza (di solito stufati di montone o bue con salsine piccanti), avvolgendoci l'injera intorno e mangiando sempre con la mano. Così questa crêpe fa da pane, piatto e posata.
Solitamente l'injera è disposta a fette sopra i mesob, speciali supporti di paglia colorata decorati finemente e intrecciati.
E' fatta mescolando la farina di Teff (un cereale tipico di questa regione con lievito simbiotico) con acqua e lasciando fermentare più giorni a temperatura ambiente, poi viene cotta in un fornetto di terracotta posto direttamente sul fuoco.

Ho seguito questa ricetta:

Mescolare 200g. di farina 0 con 250g. acqua tiepida e 2g. di lievito di birra, lasciar fermentare coperto per circa 3 giorni a temperatura ambiente finchè si formano delle bolle. Aggiungere poi circa 125g. di acqua frizzante e un cucchiaino di sale in modo da rendere l'impasto abbastanza fluido. Cuocere come una crêpe sui 4 mm, distribuendola uniformemente procedendo dall'esterno verso l'interno, usando olio di semi per ungere la padella oppure burro chiarificato. Quando inizia a rapprenderesi debbono comparire le classiche bollicine che ne evidenziano la giusta spugnosità, coprire e cuocere 2 minuti evitando che prenda colore. Va cotta solo da un lato. Evitare di sovrapporle finchè sono calde. Si possono preparare in precedenza e conservare in frigorifero, dal momento che non vanno servite calde.

Però ho trovato anche questa molto interessante per i diversi tipi di farina utilizzati, la proverò sicuramente perchè ai ragazzi sono piaciute molto (le ho servite con bocconcini di pollo e peperoni agrodolci):

Impastare 500g. di farina 00, 500g. di farina gialla di mais, 250g. di semola di grano duro, 25g. di lievito di birra e un bicchiere d'acqua in una ciotola capiente. Coprire e far riposare a temperatura ambiente 3 giorni se inverno, 2 se estate. Lavorare l'impasto fermentato con acqua sufficiente a farlo diventare fluido, circa 3 bicchieri. Scaldare una padella antiaderente e versare a filo il composto, uno strato di 3/4 millimetri, come per una crêpe. Quando inizia a rapprendere devono comparire le bollicine che danno la caratteristica consistenza spugnosa al pane. Coprire e lasciare cuocere per circa 3 minuti, evitando che prenda colore. Lasciar raffreddare su un canovaccio evitando di sovrapporre le crêpes finche' non sono fredde.

A Venezia verrà allestita dal 13 marzo al 10 maggio la prima grande mostra dedicata all'arte millenaria dell'Etiopia: Sacro e Bellezza dell'Etiopia Cristiana. La scelta di Venezia, sempre considerata la porta di collegamento tra Oriente e Occidente, ribadisce i legami economici, religiosi e culturali molto stretti che la città instaurò già dal '400 con il regno etiope.

Ethiopia Round up

24 febbraio 2009

Mascherine di Carnevale

Oggi grande botto finale nella maggior parte d'Italia per festeggiare martedì grasso, ultimo giorno di Carnevale secondo il rito romano. A Milano e in alcune province lombarde, invece, si proseguirà con i festeggiamenti fino a sabato prossimo, secondo il rito ambrosiano.
Per festeggiare allegramente ecco una simpatica mascherina che Gianfranco ha realizzato alle Tamerici il week-end scorso in occasione del corso di cucina per bambini in tema carnevalesco: un successo strepitoso, nel corso di due pomeriggi si sono susseguiti un'ottantina di bambini scatenati ed effervescenti, attenti però sempre alle spiegazioni del gran maestro per poi eseguire con bravura ed estro il proprio compito, questa volta anche sotto l'occhio vigile e scherzoso di un clown con occhiali, naso rosso e bombetta a pois.
Prossimo appuntamento per i bambini alle Tamerici il 21 e 22 marzo con tante delizie al cioccolato!



Ingredienti:

300gr. di farina
150gr. di burro morbido
100gr. di zucchero
1 uovo
un pizzico di sale
la buccia grattuggiata di un limone o arancio

per decorare:
codette colorate
oppure zucchero a velo, coloranti alimentari, pastiglie di zucchero

Versare la farina in una ciotola,unire il burro e pizicarlo con la punta delle dita insieme alla farina in modo da fare tante bricioline. Unire lo zucchero,il sale, la buccia di limone/arancio e l'uovo e mescolare bene, ribaltare sulla spianatoia e impastare formando una palla. Avvolgerla con la pellicola e lasciarla riposare in frigo per mezzora. Su un foglio di carta forno stenderla col matterello ad uno spessore di mezzo centimetro, con un coltellino ritagliare le mascherine della forma desiderata, fare i buchi per gli occhi e con i ritagli di pasta aggiungere altre piccole decorazioni (sopracciglia, baffi, ghirlande). Ricoprire la mascherina con le codette colorate premendole leggermente e infornare a 180° per 10/15 minuti, dipenderà dalla grandezza della mascherina.
Per una decorazione più "importante" non mettere le codette colorate, lasciare raffreddare la mascherina una volta cotta, nel frattempo preparare una glassa mescolando in una ciotola lo zucchero a velo con pochissima acqua e un cucchiaino di succo di limone colorandola a piacere. Distribuire sulla mascherina, decorare coi confettini di zucchero e lasciare asciugare.

Buon Carnevale!


23 febbraio 2009

Le frittelle della Dirge - WHB # 171


Siamo nei giorni clou del Carnevale, è tutto un susseguirsi di sfilate di carri allegorici, di feste in maschera, di coriandoli e stelle filanti. Cercavo un buona ricetta per fare le frittelle, mi è venuta in aiuto Anna del molino con la ricetta casalinga della sua mamma, la Dirge, appunto...che bel nome insolito, vero?...è quello di un'antica principessa greca, come principesche sono le frittelle che ho fritto, ricetta ampiamente approvata all'unanimità! Sempre su consiglio di Anna, sostituire un 20%della farina con Manitoba.



Ingredienti:

2 uova intere
1 tuorlo
100gr. di zucchero
80gr. di burro sciolto in un bicchiere di latte tiepido
la buccia grattuggiata di 4 arance bio
300gr. di farina, di cui 80gr. Manitoba
1 bustina di lievito per dolci
250gr. di uvetta, ammollata e asciugata*
olio di semi di arachide per friggere

* io ho fatto metà impasto con 125gr. di uvetta e metà con una mela golden tagliata a piccoli pezzi

Conservando l'uvetta in un barattolo coperta di grappa bianca sarà sempre pronta all'uso e leggermente aromatizzata.

Sbattere le uova con lo zucchero finchè iniziano a fare le bolle, quindi aggiungere il burro col latte, la buccia di arance, l'uvetta (o la mela), la farina e il lievito amalgamando bene con la frusta per evitare grumi. Mettere l'olio a scaldare e quando raggiunge la temperatura tuffare un cucchiaio di impasto per volta e friggere le frittelle da ambo i lati. Scolare a lungo su carta assorbente, cambiandola ogni tanto. Se piace si possono ripassare nello zucchero semolato.



Questa ricetta partecipa al WHB # 171 ospitato da Susan di The Well-Seasoned Cook
This recipe participates to WHB # 171 hosted by Susan from The Well-Seasoned Cook
Thanks again to Haalo who manages greatfully all events,
Thanks again to Kalyn for her successfull idea!


It's Carnival time, a funny feast time dedicated to masquerades, fancy-dress street parades, colors and laughs. I made a lot of "Galani" in the past days, a traditional Italian fried sweet very common in this period, we really adore it, and that changes its name in every region: you could find it as Cenci, Frappe, Chiacchiere, Grostoli, Bugie. We also tried German "Strauben" with Nutella, and they were good indeed. But another traditional Italian Carnival sweet are "Frittelle", a kind of fried pancakes, ball-shaped, filled with raisins, apples, cream. I had this recipe from Anna's mother, Dirce (quite unusual name, isnt'it?...it comes from a Greek Princess) and her frittelle sounds so princely good like her name!

You need:

2 eggs
1 yolk
100gr. sugar
80gr. butter, melted in a glass of warm milk
grated zest of 4 organic oranges
220gr. plain flour
80gr. Manitoba
2 tablespoons of baking powder
250gr. raisins, soaked and dried*
peanut oil

* I tried half batter with 125gr. raisins, half with an apple cut in small piecies

Beat eggs with sugar until you see some bubbles, then add butter and milk, orange zest, raisins (or apple), flour and baking powder and mix well. Put oil on fire and when ready pour inside a tablespoon of batter at a time and fry pancakes each side. Drain on kitchen paper for long, changing paper often. If you like you can spread some sugar on top.

Round up WHB # 171

20 febbraio 2009

Giornata ricca...accipicchia!

Oggi giornata splendida e affacendata!
Si festeggiano ben due compleanni: il nonno Toni si prepara ad affrontare con sempre più grinta il traguardo degli 84 ...!!!...

AUGURI NONNO!

...e Pietro, una stanga di nipotastro di quasi due metri, spegnerà 23 gioiose candeline...sembra ieri quando si dimenava lungo lungo nella culla che quasi ci scappavano i piedi fuori!

AUGURI PIETRO!

Oggi a Verona è venerdì gnocolar...alle 14 partiranno i carri carnevaleschi da Porta Nuova per attraversare tutto il centro cittadino e far passare una bella giornata di carnevale a grandi e piccini...il sole splende e sicuramente aiuterà a divertirsi di più! Speriamo solo che i soliti "teppistelli" con schiume e uova si limitino...è notizia giornaliera al TG che Sindaci di più città ne vietino la vendita ai minorenni...qua i negozi sono costretti ad abbassare le saracinesche per evitare brutte sorprese!
Noi abbiamo rimandato la classica gnoccolata a domani, oggi festa spettacolo, karaoke e pizza party a scuola e stasera partenza per la montagna... ma ho già preparato il sacco da 5kg. di patate rosse in macchina!

Per chi volesse farsi un bel piatto di gnocchi come vuole la tradizione, io li faccio così. E dopo gli gnocchi...un buon galano ci sta proprio bene: quelli della zia Pupa sono fenomenali ma anche le chiacchiere veloci e sprint dell'Elvira non sono male...e perchè non prendere l'occasione al balzo per provare i tirolesi Strauben?...o le dolci e principesche frittelle della Dirge?

Chi invece preferisce starsene stravaccato in poltrona ma non vuole rinunciare a un coriandolo di Carnevale può sempre godersi una gita virtuale visitando i siti dedicati ai due più importanti: il carnevale a venezia e il carnevale a viareggio.

Ma il divertimento non finische qui: leggendo questa pagina si trova una lista dei principali Carnevali in Italia, qui e qui una lista dei principali Carnevali nel mondo.

Il Carnevale è uno dei riti tra i più antichi della storia e del folklore dei popoli e rappresenta un momento di libertà e spensieratezza unito a tradizioni e pratiche propiziatorie. Una sorta di festa del carnevale, era già praticata dagli antichi egizi, dai Greci che dedicavano la festa a Dionisio, il Dio del Vino.
Il Carnevale ha rappresentato il passaggio dall’inverno alla primavera, prima della Quaresima, momento dedicato alla penitenza, per prepararsi alla Pasqua. Molte città danno inizio al Carnevale in periodi diversi, a Capodanno, all'Epifania, o alla Candelora (2 febbraio) e culminano, il martedì o giovedì grasso, prima delle Ceneri.
I Romani, festeggiavano il passaggio alla primavera con due feste, i Saturnali e Lupercali, riti propiziatori per la fertilità della terra. Secondo la leggenda i Lupercali si tenevano il quindicesimo giorno di febbraio e furono organizzati per la prima volta da Remo in onore della Lupa che li aveva allevati. In quei giorni ogni eccesso era consentito anche al popolo.
Nei secoli il Carnevale assunse aspetti molto diversi e raggiunse il massimo splendore nel 1500 in cui i semplici riti pagani si trasformarono in eventi sfarzosi prevalentemente privilegio della nobiltà. Lorenzo de’ Medici fu un grande promotore del Carnevale.
Lunghe sfilate di carri allegorici e personaggi in costume ed ogni regione creò una sua maschera identificativa (Pulcinella di Napoli, Arlecchino di Venezia, Balanzone di Bologna, Pantalone , Colombina ecc.)
Dopo un periodo di declino, il Carnevale tornò dopo la fine della seconda guerra mondiale aggiudicandosi la festa più sfrenata dell'anno. Famosi nel mondo sono il Carnevale di Rio de Janeiro e quello di Venezia in cui si sfoggiano costumi e maschere fantastiche.
In tutta Italia il carnevale viene festeggiato in ogni piccolo centro; alcune località hanno dedicato molto impegno e passione riuscendo ad organizzare meravigliose manifestazioni con carri allegorici, sfilate di maschere e balli portando la loro notorietà ben oltre i confini regionali e nazionali.

Buon Carnevale!


17 febbraio 2009

Cozonac - Romania

This week Joan's "Culinary Tour Around the World" takes us to Romania, a country located North of the Balkan peninsula: in 2004 becoming part of NATO, in 2007 entering in the European Union. Since 1989 (after the collapse of Nicolae Ceauşescu's dictatorship lasted almost 25 years) it has become a Presidential Republic. Even though I have never been in this country, I feel emotionally involved with it. I have positive and familiar memories when my dad was going there for hunting: happy and victorious back home showing its beautiful prey, giving us pictures and stories about these mysterious and boundless landscapes on the banks of Danube. On the other hand, I am aware of a critical and dramatic situation where small, defenseless, innocent children need help and support, both economical and emotional. Ceausescu's dictatorship has left an open wound that current Government has not healed yet (and often seems to "forget"): the drama of abandoned children and infected with the HIV virus through pratcicies not clarified yet. At least 15000 children infected, about 100 thousand children abandoned by their mothers in the last years of dictatorship, so many abandoned children still today. As my little contribution, I have been supporting for years "Fondazione Bambini in Emergenza", Mino Damato's organization wanted and created after he faced emergencies during the days of the Revolution. Mino Damato, journalist of "Il Tempo", journalist of TG 1, special envoy in hot areas of war, from Bangladesh to Northern Ireland, Vietnam to Cambodia, where was the last reporter to enter in Phnom Penh besieged by the Khmer Rouge, special envoy in Afghanistan from 1979 to 1983 where he realized for the first time in the world a satellite clandestine link from the fields of battle, author and conductor of TV programmes, still verstile anchor man whose interviews with famous guests as scientific authorities of worldwide fame, Nobel Prizes, Heads of State, authors and international artists have left a mark in Italian journalism . Once left his career, he completely dedicated himself to shocking condition of children with Aids, especially in Romania, where also adopted a baby girl.
I met Mino for the first time years ago, at a charity party organized in Verona to collect funds for his Foundation.
He is a very nice person, who speaks with his heart in hand of what he has done and what would be able to do. Inner and anger grows unwieldy within yourself, a suffocated scream aches in your stomach when you see the video clips of this terrible reality. It is my intent to go to Romania with him some day, he welcomes happily everybody, and if I am lucky I might cook a very special sweet Cozonac with his children too!

Cozonac is a traditional sweet in Romania, usually prepared for every major festivity like Christmas, New Year and Easter. Sweet bread is quite the same for everybody, but the filling may vary depending on the region: raisins, hazelnuts or nuts, rhum or vanilla flavourings, orange or lemon zest. You can also spread some poppy seed on top. Also the shape may vary: plum-cake, crown, plait, we can easily say that each family has its own recipe for it! I followed Cristina's.
It was the sweet chosen to represent Romania in the Café Europe initiative of the Austrian presidency of the European Union, on Europe Day 2006.

You need:
500gr plain flour
2 eggs
a pinch of salt
100 gr sugar
20 gr yeast
100 gr melted butter or oil
125 gr warm milk
2 tablespoons of rhum

filling:
125 gr finely chopped nuts
10 gr powder bitter cocoa *
75 gr sugar
50 gr milk

you could also use raisins*, soaked, strained and slightly floured, 
added to the dough while kneading


 

Melt yeast in warm milk with a little bit of sugar then add it to flour (by hand or in a kneader) and start kneading, adding all remaining milk and sugar, beaten eggs with a pinch of salt, rhum and melted butter. Knead well and let it rest about a couple of hours in an oiled covered bowl.
Prepare filling: warm milk with cocoa and sugar then add finely chopped nuts.
Divide the dough in two if shaping a plait, roll out in two rectangles, spread filling inside, roll each and shape in a plait, put it in a plum-cake mould covered with baking paper, let it rest about an hour. Bake at 175/180° for 50 minutes, (be careful, it has to be not so "tanned" like mine!), let it cool on a rack before slicing.

*I have learned to keep raisins in a jar covered with grape, they will be always ready and slightly flavoured, just fill again the jar with more raisins when necessary.










Il "Tour Culinario Intorno al Mondo" di Joan questa settimana ci porta in Romania, nazione a nord della penisola balcanica che nel 2004 è entrata a far parte della NATO, mentre nel 2007 è entrata di fatto anche nell'Unione Europea. Dal 1989 (dopo il crollo della dittatura di Nicolae Ceauşescu durata quasi 25 anni) è diventata una repubblica presidenziale, che si ispira ai modelli occidentali. Anche se non sono mai stata in questo paese, ne sono emotivamente e profondamente legata. Da una parte ho un ricordo positivo e familiare di quando il mio babbo ci andava a caccia, e tornava felice e vittorioso con le sue belle prede, le foto e i racconti di questi paesaggi sconfinati e misteriosi sulle rive del Danubio. Dall'altra, sono consapevole di una situazione critica e drammatica in cui i protagonisti piccoli e indifesi, innocenti e senza colpa, hanno bisogno del maggior aiuto e sostegno possibile, sia economico che affettivo. Proprio la dittatura di Ceausescu ha lasciato una ferita aperta che ancora il governo attuale non ha rimarginato (e purtroppo, spesso, pare abbia "dimenticato"): il dramma dei bambini abbandonati e infettati con il virus dell'HIV attraverso pratiche iniettive ancora oggi non chiarite. Almeno 15000 i bambini infettati, circa 100 mila i bambini abbandonati dalle madri negli ultimi anni della dittatura, abbandoni che ancora oggi sono numerosi. E nel mio piccolo, sostengo da anni la "Fondazione Bambini in Emergenza" voluta e creata da Mino Damato dopo che si trovò ad affrontare personalmente situazioni di emergenza durante i giorni della rivoluzione.
Mino Damato, giornalista al "Tempo", giornalista di punta del TG 1, inviato speciale in zone calde di guerra, dal Bangladesh all'Irlanda del Nord, dal Vietnam alla Cambogia, dove fu l'ultimo reporter ad entrare a Phnom Penh assediata dai Khmer Rossi, inviato speciale in Afghanistan dal 1979 al 1983 dove ha realizzato per la prima volta al mondo un collegamento clandestino in diretta via satellite dai campi di battaglia, autore e conduttore di programmi tv, ancora anchor man poliedrico, le cui interviste ad ospiti illustri come autorità scientifiche di fama mondiale, premi Nobel, Capi di Stato, premi Oscar, autori e artisti internazionali hanno fatto storia. Abbandonata la televisione si dedica anima e corpo alla scioccante condizione dei bambini malati di Aids, specialmente in Romania, dove adotta anche una bimba.
Ho conosciuto Mino di persona proprio nella mia città, dove ogni anno si organizza una serata di beneficenza per la sua Fondazione alla quale non manco mai. E' una persona squisita, che parla col cuore in mano e gli occhi lucidi di quello che fa e che vorrebbe poter fare ancora. E una rabbia interiore cresce a dismisura dentro di te, un urlo soffocato rimbomba nello stomaco nel vedere le immagini filmate di questa tremenda realtà. E' nei miei intenti riuscire ad andare un giorno in Romania con lui, con Mino la porta è sempre aperta, e chissà che non riesca poi a cucinare un più dolce Cozonac con i suoi bambini!

Il Cozonac è un pane dolce tradizionale rumeno tipico delle festività più importanti come Natale, Capodanno, Pasqua. La base del pan brioche è abbastanza simile per tutti, il ripieno cambia da regione a regione: uvetta, buccia di arancia o limone, nocciole o noci, aroma di vaniglia o rum. Può essere abbellito anche con semi di papavero sopra. Anche la sua forma è molteplice: rettangolare come un plum-cake, a treccia, a corona, si può dire anche che ogni famiglia conservi gelosamente la propria ricetta personale, io ho seguito quella di Cristina.
Piccola curiosità: è stato il dolce scelto per rappresentare la Romania al Café Europa (iniziativa dell'allora Presidente Austriaco dell'UE dove ogni stato veniva rappresentato dal suo dolce tipico) nella Festa dell'Europa 2006 (festa che si celebra ogni anno il 9 maggio).


Ingredienti:

500 gr farina
2 uova
un pizzico di sale
10 gr zucchero
20 gr lievito di birra fresco
100 gr burro sciolto
125 gr latte tiepido
un paio di cucchiai di rhum

per il ripieno:

125 gr noci macinate
10 gr cacao amaro
75 gr zucchero
50 gr latte

si può usare anche uvetta ammollata*, 
asciugata e leggermente infarinata,
da aggiungere direttamente all'impasto




Nell'impastatore mettere la farina e lo zucchero e iniziare a impastare con il latte dove è stato fatto sciogliere il lievito. Aggiungere poi le uova sbattute con un pizzico di sale, il liquore e poi il burro sciolto. Impastare finchè ben amalgamato, se occorre aggiungere ancora un cucchiaio di farina. Dare una breve menata e una battitura anche a mano, riporre quindi a lievitare in ciotola unta e coperta per circa un due ore.
Preparare il ripieno scaldando latte, zucchero e cacao e aggiungendo alla fine le noci macinate.
Riprendere l'impasto e dividerlo a metà se si decide di fare una treccia, stendere la pasta in due rettangoli e farcirli col ripieno, arrotolare, intrecciare e mettere a lievitare nello stampo da plum-cake ricoperto di carta forno per circa un'ora. Infornare a 175/180° (attenzione a non "abbronzarlo" troppo come il mio!) per 50 minuti. Sfornare e lasciare raffreddare completamente su una griglia prima di tagliarlo.

* ho imparato dalla mia presentatrice Bimby a conservare l'uvetta in un vasetto coperta di grappa bianca, in questo modo è sempre pronta e già aromatizzata, mano a mano che si usa si rimpiazza con dell'altra.



Siamo arrivati in Romania con l'Abbecedario Culinario della Comunità Europea, creato dalla mente fervida e inarrestabile della Trattoria MuVarA, e questa ricetta va a Cristina che ci ospita fino a fine mese.

15 febbraio 2009

Scorze di arancia candite - WHB # 170

Direi che con le temperature polari degli ultimi giorni siamo ancora in inverno, e ancora grande è la voglia e il bisogno di mangiare arance per fare il pieno di vitamina C, che aiuta nella prevenzione di raffreddori e malanni di stagione. A me piacciono molto, e la settimana scorsa, dagli ambulanti che vendono per strada agrumi siciliani in cassetta, ho trovato delle arance belle, buone, giganti e con una buccia spessa, ideale per fare le scorze candite.
Me le aveva insenate a fare tanti anni fa una mia cara cugina di Firenze, ma poi ci avevo perso la mano perchè i bambini da piccoli non le gradivano molto. Ora sono diventate un'idea carina da offrire dopo cena, al té con le amiche, per un regalino di poche pretese. Ho fatto un giretto in internet e ho visto che le ricette si assomigliano un po' tutte, per cui...buccie alla mano e...un delizioso profumo di arance si sprigionerà in tutta la casa!


Solo tre semplici ingredienti: bucce di arancia naturale, acqua e zucchero.

Non occorre mangiare arance in quantità industriale tutte in una volta: basterà conservare le bucce mano a mano che si consumano le arance in una bacinella di acqua fredda (cambiandola ogni giorno) al fresco (in frigo o fuori sulla finestra). Meglio lasciare anche un po' di pellicina bianca attaccata alla buccia, stando in ammollo e bollendola poi perderà l'amaro ma le manterrà morbide. Tagliare le bucce in listarelle di 1/1,5cm. di larghezza, metterle in una pentola, coprire con acqua fredda, portare a bollore e bollire un minuto, scolare. Ripetere l'operazione una seconda volta (una terza volta se non si è tenuto le bucce in ammollo per qualche giorno). Pesare le scorze scolate, in una casseruola mettere zucchero e acqua dello stesso peso delle bucce. Far sciogliere lo zucchero, aggiungere le scorze e cuocere a fuoco basso finché diventeranno traslucide e lo sciroppo si sarà quasi consumato del tutto (se occorre, si può aggiungere ancora un filo di acqua). Aiutandosi con una forchetta mettere le scorze su una gratella e scolare bene, lasciandole poi asciugare per qualche ora. Saranno ancora un pochino appiccicose, ma basterà ripassarle nello zucchero (meglio se finissimo come lo Zefiro) per renderele ben maneggiabili. Aspettare ancora qualche ora che asciughino bene per poi conservarle in un contenitore ermetico.
L'idea in più: immergere le scorze per metà nel cioccolato fondente sciolto e lasciarle asciugare su carta forno o sulla gratella, saranno deliziose!




Questa ricetta partecipa al WHB # 170 ospitato da Cheryl di Gluten Free Goodness
This recipe participates to WHB # 170 hosted by Cheryl from Gluten Free Goodness
Thanks again to Haalo who manages greatfully all events,
Thanks again to Kalyn for her successfull idea!

Candied Orange Zest

It's still winter time (temperatures are so low in these days and it's snowing and freezing in South Italy all around through!), the best season to eat oranges and get plenty of vitamin C, which will help us to avoid colds and typical season aches.
I like very much oranges, for this recipe I recommend to use oranges with a thick peel, ideal to make it candied in a very easy way. A dear cousin of mine in Florence taught me years ago how to do, I had a glance on internet to compare her recipe with others and found that most people do quite the same way. So...here we go... and it will be orange flavoruring smelling throughout your home!


Just 3 ingredients: organic orange peel, water and sugar.

You don't have to eat a lot of oranges in a day, just keep zest in a bowl filled with cold water (changing it every day) in a cold place (fridge or outside), it will be good for a week.
Better to use oranges with a thick peel, leaving a little bit of white layer too: it will looset he bitter taste staying in the water but will keep zest softer.
Slice zest in sticks of about 1/1,5cm wide, put them in a pan, cover with cold water, take to boil and boil for 2/3minutes, then drain. Repeat this passage another time. Another time is necessary if your zest has not be kept in water for somedays.
Weigh drained zest and put the same wheight of water and sugar in a saucepan and let it melt. When sugar is all melted add zest and cook on low fire until strips turn translucent, and the syrup will be quite over. Remove from heat and using a fork take the strips from the pan to a rack, leaving to cool and dry some hours. They will be still a little bit sticky, so roll them in sugar (I use a finer sugar called Zefiro) until well coated. Allow to cool again some hours before storing in an airtight container.
Nice idea: dip each strips in melted dark chocolate, then let drain on wax paper. They will be delicious!

Round up WHB # 170

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