Pizza al piatto tipo napoletana per l’MTC#58
La Caprese Cheesacake di Antonietta ha vinto l'ultima sfida dell'Mtchallenge e chi, se non lei, poteva permettersi l'onore di lanciare una sfida all'ultima pizza?
A onor del vero, qualcuno scommetteva già una sfida pizzosa, aspettandola al varco dal duo partenopeo uscente, che ci ha invece sorpresi con la scelta del doppio cheesecake.
Ed eccoci, allora, tutti con le mani in pasta, incuranti del tempo bizzarro e dispettoso che ci perseguita, e non ci vuole regalare giornate pienamente calde per le nostre sospirate lievitazioni!
Antonietta si è prodigata con tre tipi di impasto, usando sia il lievito di birra che il lievito madre. E ha dispensato tips&tricks su ingredienti e metodiche di esecuzione affinchè si potesse replicare la nostra miglior pizza mai preparata.
Riassumendo in un conciso Bignami i consigli di Antonietta:
- Le proteine per la farina da utilizzare devono essere l’11/12.5%, quindi una forza da 220 a 380 W. Le farine forti ci permettono di affrontare lievitazioni lunghe, rendendo la pizza digeribile e buona.
- Setacciare la farina anche due volte, per ossigenarla bene.
- Meglio acqua oligominerale naturale di bottiglia.
- La temperatura ideale per i tempi di lievitazione dati è 25°.
- Riguardo ai forni di casa, l'accorgimento è di riscaldarli tanto, anche per mezz'ora dopo lo spegnimento della lucetta rossa, in modalità statico.
- Il disciplinare prevede che i pelati non vengano frullati o passati al setaccio, ma frantumati e omogeneizzati con le mani.
Come da tradizione mtc-cina, due risate con l'infografica e lo psico-test di Dani e Federica per scovare il caso umano pizzoso che meglio ci rappresenta. Buona lettura!
prima pizza sfornata, leggermente troppo cotta
La ricetta per la pizza al piatto tipo napoletana che ha presentato Antonietta segue le stesse proporzioni e lo stesso metodo d'impasto di quella del disciplinare, con idratazione 55%. Farcitura a piacere. Riporto fedelmente la trascrizione, in corsivo le mie note a riguardo.
Per me la pizza per antonomasia è la Margherita, raramente ne ordino una diversa. Quindi non ho avuto esitazioni nel riproporre la più semplice, ma forse più amata, pizza napoletana.
Per condire: pelati rigorosamente homemade, Mozzarella di Bufala Campana DOP, origano secco calabrese, basilico del mio giardino e Olio Extravergine di Oliva del Garda.
A detta di molti esperti del settore, la bravura di un pizzaiolo si misura proprio dal tipo di Margherita che prepara: in apparenza una pizza semplice, di pochi ingredienti, ma che devono combinarsi egregiamente tra loro, senza sovrastarsi ma offrirsi in un equilibrio perfetto di sapori, profumi e consistenze.
seconda pizza sfornata, migliore della prima
Ingredienti:
450 g di farina 0 *
250 ml di acqua oligominerale naturale
12 g di sale
1 g di lievito di birra
* per questo tipo di pizza, la lievitazione è relativamente breve: 2 ore + 4/6 ore.
Ho usato una farina Caputo Cuoco, ma
secondo me è troppo forte, ha assorbito troppo e non me lo sono ritrovato
morbido come mi aspettavo (non volevo aggiungere acqua per non discordarmi
dalle indicazioni ricevute). Credo sia meglio rimanere su una farina media da
220 W.
Misurare l’acqua, versarla in una
ciotola, prelevarne una piccola quantità in due tazzine differenti: in una
sciogliere il sale, nell’altra il lievito di birra.
Versare il contenuto con il lievito di
birra nella ciotola con l’acqua e iniziare ad aggiungere gradualmente e
lentamente la farina setacciata a parte, incorporandola man mano all’acqua, poi
finita la farina aggiungere il sale sciolto in acqua, continuare ad amalgamare
fino a raggiungere il “punto di pasta”. Il disciplinare dice che questa
fase deve durare 10 minuti, a me è durata circa 5/6 minuti.
Fin qua nessun problema, ho seguito
alla lettera.
Ribaltare sul piano da lavoro e lavorare 20 minuti. Non sottovalutare questo tempo: è estremamente necessario per ottenere un impasto non appiccicoso, morbido ed elastico e una pizza soffice e asciutta.
Piegare e schiacciare ripetutamente,
poi all’avvicinarsi dei 20 minuti l’impasto diventerà morbido e sempre più
cedevole e infine avrà un aspetto setoso.
Ho trovato giovamento nel lasciare
riposare l’impasto per un minuto scarso, giusto il tempo di lavarsi le mani,
ogni 5 minuti di lavorazione, e continuare a lavorare con le mani leggermente
umide, non asciutte completamente.
impasto fatto, messo a lievitare in ciotola e dopo due ore di lievitazione
A questo punto riporlo in una ciotola di vetro o porcellana, coprire con pellicola e lasciar lievitare per 2 ore.
Procedere alla staglio a mano. Il
disciplinare consiglia di ottenere dei panetti da un peso compreso tra i 180 e
250 g che corrispondono a tre/quattro panetti; dovendo usare un forno casalingo
vi consiglio di ottenerne quattro.
panetti prima (a sx) e dopo la lievitazione (a dx)
Riporli su un telo non infarinato, perché essendo un impasto ben incordato, non si attaccherà durante la lievitazione, e lasciar quindi lievitare per altre 4/6 ore a una temperatura di 25°C (come previsto dal disciplinare).
Qui Antonietta non ha specificato, e,
da brava oca, non ho riflettuto. Ho ricoperto i panetti con un altro canovaccio
(asciutto, purtroppo, non umido) ma sarebbe stato meglio coprirli a campana con
una ciotola. Si sono, infatti, leggermente seccati in superficie. Ciò va a
discapito di una buona stesura: bisogna stare molto accorti che la pasta non
strappi nei punti più secchi, che fanno fatica ad espandersi. Meglio poi
lasciare la parte rovinata a contatto con la teglia.
Renato Bosco
Riscaldare il forno alla massima temperatura insieme alla teglia che servirà per la cottura, senza mai aprire lo sportello. Una volta che i panetti sono lievitati, stenderne uno alla volta su un ripiano, stavolta va bene anche il legno, spolverato con farina di semola, senza usare il mattarello ma allargandolo con le mani, dal centro verso il bordo e poi, come fanno i pizzaioli veri, facendolo debordare roteandolo, in modo che avvenga un’estensione più delicata.
Nei video, due maestri d'arte: Gino Sorbillo e Renato Bosco.
Prelevare lo stampo dal forno, trasferirci il disco di pizza, senza oliare, condire e infornare per 5 minuti al ripiano più basso, poi altri 4/5 minuti nel ripiano più alto. (il disciplinare prevede 90 secondi di cottura in forno a legna).
Seguito alla lettera per la prima
pizza, che è venuta leggermente cotta. Ho un forno Smeg con pietra refrattaria
sul fondo (che non ho usato per correttezza di sfida) che scalda più del
normale. Con la seconda infornata è andata meglio, perché ha cotto un minuto in
meno sia nel ripiano sottostante che in quello superiore.
Mio consiglio spassionato: quando si
trasferisce il disco di pasta sulla teglia rovente, meglio farsi aiutare se il
diametro della teglia è abbastanza grande, perché è difficile centrarla
perfettamente; si formeranno delle pieghe che non si riesce a togliere perché
la pasta si attacca subito alla teglia (ma poi si staccherà in cottura).
piegata a libretto e gustata
C’è un secondo modo di cottura, forse migliore rispetto al primo, perché produce immediatamente il classico cornicione alto tipico della pizza napoletana.
Scaldare il forno come per l’altro
procedimento e scaldare contemporaneamente una padella di pietra o ghisa o
comunque dal fondo spesso sul fornello della cucina, fino a vederla “fumare”.
Trasferirci il disco di pizza senza condire e lasciar cuocere per 2 minuti. Nel
frattempo estrarre lo stampo dal forno, trasferirci la pizza, condirla
velocemente e lasciar cuocere in forno, nella parte più alta per 4/5 minuti e
comunque finchè non risulti bella dorata.
Non ho provato questa soluzione, ma lo
farò sicuramente con calma più avanti.
Ultime considerazioni: ricetta valida, anche se ho sbagliato farina. Sicuramente la rifarò (quando torno à la maison, ora sono al mare con la mia bella nipotina e non dispongo di un forno adeguato) e probabilmente diventerà il mio impasto preferito. In tutte quelle che ho sempre fatto (e sono tante, perchè la pizza unisce anche gli animi più disparati ed è un'ottima cena domenicale), mettevo sempre un po' di olio nell'impasto (e c'è anche chi suggerisce lo strutto), ma in effetti non serve.
Con l'esperienza si troverà e si riconoscerà il giusto punto di impasto e i tempi di lievitazione più consoni alla nostra cucina. Molto utile ho trovato l'articolo di Maria Pia che spiega in dettaglio la differenza tra maturazione e lievitazione di un impasto, spesso forse sottovalutata.
Bisogna lavorare a lungo l'impasto, è vero, ma nulla vieta in futuro di aiutarsi all'inizio con un'impastatrice.
Dovrò poi sicuramente organizzarmi meglio con la cottura, nel senso che sfornare una pizza alla volta in casa mia è sfibrante... l'attesa golosa produce nervosismi insaziabili! Quindi, la prossima volta, più teglie in ferro pronte all'uso e forno grande acceso!
2 commenti:
Cinzia la tua margherita è meravigliosa!
E' stata emozione pura per me leggere il tuo post e guardare le tue foto
L'impasto setoso e perfettamente incordato; la stesura perfetta, nonostante riferisci che ha rischiato di spezzarsi visto che la superficie si era un po asciugata.
Mi dispiace non aver specificato come coprirli. Io giro semplicemente i lembi del canovaccio di sotto sui panetti e poi metto nel fornetto spento a lievitare, in modo che l'umido e il calore sviluppato dalla lievitazione rimangano li come in una sorta di camera.
Con il passare dei giorni mi sono resa conto di essere stata superficiale in alcuni punti (quando ti invade l'uragano della vittoria, bisogna fare tanto in così breve tempo...) che poi via via ho rimediato; ora provvedo anche con questo.
Ritornando alla tua pizza vedo che hai fatto la prova libretto; anche se su due punti si è spezzata (normalissimo per una pizza fatta in casa)tutto sommato ha retto alle piegature.
Meravigliosa l'immagine di quel ragazzo, presumo uno dei tuoi figli, che se la gusta beato e quella farcitura caduta sul tavolo.
A Napoli per ovviare a rovinose cadute la mangiamo al contrario!!!
Grazie Cinzia di esserti fidata della mia proposta e grazie per questo tuo preziosissimo contributo
Antonietta, che piacere leggere il tuo parere!
Da sciocca, ma timorosa per una buona riuscita, mi sono persa nei dettagli più riguardevoli, tipo coprire i panetti... come se non avessi mai fatto pizze al piatto (abbiamo anche un forno a legna)... ma nell'euforia succede questo ed altro, purtroppo.
Ma rimedierò provando di nuovo, cambiando la farina e magari accendendo il forno a legna.
Chi addenta è il mio numero 5, che mi ronzava attorno come un'ape avida e golosa :-))
E la golosità gli ha fatto addentare la parte più nobile e ricercata... sbrodolandosi quasi addosso! :-))
Io, invece, avrei cominciato dal cornicione, che adoro (raccatto sempre quelli avanzati :-)))
Grazie a te, cara Antonietta, per il tuo grande lavoro per questa grande sfida!
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