29 febbraio 2012

Black & White Blooming Apricot Tree



blooming apricot tree

We are having sunny and warm days,
as the winter has already gone
and an early Spring is loudly knocking at our gardens' gates.

 blooming apricot tree

Those awful icing and freezing days seem so far away,
no more hats, gloves and scarves to wear,
a desire of bright and light colors,
a pleasure to see and touch flowers and plants
that slowly wake up from the long dark winter hibernation.

blooming apricot tree

My apricot tree is proudly full of gems,
as to early announce a rich harvest of fruits,
with my great satisfaction when will turn into the best golden jam.

blooming apricot tree



 For Susan.

28 febbraio 2012

Saint-Vincent Torcetti (twisted cookies)


 la ricetta in italiano qui

Very friable cookies, ideal for afternoon tea, with a pretty high dose of butter but without sugar in the dough. Very common in Valle d'Aosta, a small mountainous region in North-Western Italy.
If stored in an airtight box, these cookies will keep well for several months ... if you manage to resist for so long!


torcetti saint-vincent


For about 80 cookies:

  • 500 g all-purpose flour
  • 7 g dry yeast
  • 200 g very soft butter
  • warm water, about 300 g
  • granulated sugar
  • a pinch of salt
  • buttered and floured baking tray (or use parchement paper)  

torcetti saint-vincent

Dissolve yeast in warm water.
Put flour and salt in a large bowl, make a well in the center and gradually add the water with the yeast, and begin to knead.
Turn over the dough on work surface and continue kneading until dough is smooth and elastic, if necessary add a little more water (but don't use it all if the dough does not require it). Shape into a ball and place in a buttered bowl, cover with plastic wrap and let rise in warm place for an hour or until doubled.
Gently transfer  the dough onto the working surface and knead in the butter for about ten minutes, until well amalgamated, then let rest for another hour in the bowl as above.
I incorporated the butter by adding 50 g at a time and kneading until completely absorbed: stretch out the dough like a pizza, spread butter, roll up as to make a loaf and then knead. It takes a little patience, but eventually you will have a soft and quite manageable dough. And it is a super softening beauty mask for your hands :-).
Of course, helping with a stand mixer will save you a lot of work, but still knead for long. 
Work the dough quickly, then take a little piece of dough and roll into a thin stick about 4 or 5 inches long, dip in sugar and then shape into oval bagel, joining the ends (I made a mistake and crossed over the two, but you should do as for taralli). 

 facendo torcetti saint vincent

Place cookies onto the baking tray (buttered and floured or lined up with parchement paper) and bake at 200° for about 10/15 minutes, depending on size, until  nice golden. Remove from oven and let cool before serving.
I had some burnt cookies on the bottom, because the sugar caramelized too much (I was using a new oven and still not much confident with it :-): do not worry, once cool just gently grate on a cheese grater (suitably clean and odorless :-), they will get as perfectly baked!

 torcetti saint-vincent


Some information about Valle d'Aosta from Wikipedia:

It is a small mountainous region in North-Western Italy, bordered by Rhône-Alpes, France to the west, Valais, Switzerland to the north and the region of Piedmont to the south and east.
It is the smallest, least populous, and least densely populated region of Italy.
The native population speaks Valdôtain, a form of Franco-Provençal (Arpitan), as their first language, while in the Lys Valley there is a Walser German speaking minority. The regional capital is Aosta.
The cuisine of the Aosta Valley is characterized by simplicity and revolves around "robust" ingredients such as potatoes, polenta, and rice, cheese and meat and rye bread. Many of the dishes involve Fontina, a cheese with PDO status, made from cow's milk that originates from the valley. It is found in dishes such as a soup a la valpellinentse. Other typical local cheese are Toma and Robiola. Valle d'Aosta Fromadzo is produced locally since the 15th century and also has PDO status.
Regional specialties, besides Fontina, are mochetta (dried chamois meat, prepared like prosciutto), Vallée d'Aoste Lard d'Arnad (a cured and brined fatback product with PDO designation), Vallée d’Aoste Jambon de Bosses (a kind of ham, likewise with PDO designation), and a black bread. Notable wines include a white wine from Morgex, a red wine blend from Arvier (Enfer d'Arvier), and a Gamay.
Notable dishes include Carbonada, consisting of salt-cured beef cooked with onions and red wine served with polenta; breaded veal cutlets called costolette;tetouns, salt-cured cow's udder that is cooked and sliced; and bistecca a la valdostana, a steak with croutons and melted cheese.

 This recipe is also my entry to this week Susan's YeastSpotting.

26 febbraio 2012

Una crema di pollo ... incompresa - WHB # 322

E' vero che non tutte le ciambelle riescono col buco, e così è stato per questa crema di pollo che non è stata apprezzata come avrebbe dovuto, e come in foto pare sia così bella e buona.
E a dirla tutta, l'errore è stato solo mio, forse più per pigrizia che altro ... ma non avrei pensato che saltare un passaggio (che invece si rivela fondamentale!) potesse compromettere così tanto la consistenza di questa crema. Sì, perchè il sapore era buono ma ... non aver setacciato la crema (a dir la verità ci avevo pensato ma ... mi sembrava di sprecare il "cuore" di tutta la preparazione, non pensando che gatti & cane avrebbero apprezzato il succulento bocconcino :-) ha reso la crema come sabbiosa al palato, rendendola ruvida in bocca invece che bella liscia e scivolosa. 
E poi ero felice di presentare l'effetto sorpresa delle patate Vitelotte, quelle viola per intenderci, ne avevo qualcuna avanzata, che invece hanno sortito anche quelle l'effetto opposto: ma cos'è questa roba qua? ... nonostante le avessi già presentate a cena con amici fritte a chips per aperitivo, ma forse non se lo ricordavano più (a proposito, guardate quanto è bella la foto di Angela).
Aaahhh, benedetti uomini! ... per loro andrebbe bene solo carne rossa (possibilmente alla griglia) e spaghetti, spaghetti, spaghetti ... possibilmente co a pummarola n'goppa :-).
L'idea di fare la crema di pollo mi è venuta perchè avevo un petto di pollo intero lesso, che avevo usato per fare il brodo, che girava in frigo senza arte nè parte, e non potevo fare polpette perchè le avevamo già mangiate un paio di sere prima.
Vabbè, sbagliando si impara! Sono andata poi a scartabellarmi il libro della buona cucina di casa delle Simili, fiduciosa che avrei trovato la ricetta e ... ahimè, c'è ed anche molto ricca e sontuosa, ed anche loro insegnano a setacciarla ...  forse avrei dovuto consultarlo prima invece di fare la pigra menefreghista delle buone maniere in cucina! :-)
Però ... il crumble tostato di guarnizione era molto sfizioso! :-) 

 crema di pollo


In poco olio e una noce di burro soffriggere uno scalogno o una cipolla piccola o un porro affettati finemente.
Aggiungere 3 patate vitelotte, un paio di piccole bianche, un paio di tobinambur tagliati a cubetti. Far insaporire ed allungare con un paio di mestoli di brodo vegetale (o fatto con dado homemade). Portare a cottura.
Nel frattempo frullare molto bene il pollo lessato ed allungarlo con un mestolo o due di brodo vegetale caldo. Passare al setaccio ed unire alla minestra. Salare e pepare al bisogno.
Se necessario diluire ancora con del brodo vegetale.
Per il crumble: tritare finemente a coltello un pezzetto di pollo lessato, mescolarlo con del pane gratuggiato, del parmigiano e, se piace, del prezzemolo tritato. Far tostare in una padella antiaderente con un filo di olio extravergine di oliva e guarnire la crema di pollo.


crema di pollo



This recipe is my personal entry to WHB # 322
hosted by Aitina, Branka and Conchita from Fragoliva.
Thanks again to Haalo who manages greatfully all events,
and to Bri for the Italian edition.
Thanks again to Kalyn for her successfull idea!

25 febbraio 2012

Chnéf-fléne Walser per l'Abbecedario Culinario e WHB # 322


E' la volta di una ricettina salata per la Valle d'Aosta, la prima regione, capitanata dalla simpatica Gata da plar, ad inaugurare il nuovo Abbecedario Culinario organizzato dall'intraprendente  Trattoria MuVarA.
Per chi avesse voglia di partecipare con una ricetta valdostana, c'è tempo ancora fino a domani alla mezzanotte, per ogni ulteriore info sul regolamento vi rimando all'annuncio personale di Gata.
Ricettina dal titolo strano, ma dagli ingredienti semplici e di casa e di facile esecuzione.
Gli Chnéf-fléne (sinonimo dialettale per bottoni) altro non sono che degli gnocchetti fatti di latte, farina e uova, poi conditi con burro fuso o fonduta di Fontina. E' una specialità della popolazione Walser, di origini germaniche, che si stabilì in Valle d'Aosta ancora in epoca medioevale.
Altre dettagliate informazioni sulla cucina valdostana e sulla storia di questa regione qui.

chnéf-fléne walser-whb 322


Per 3/4 persone:
  • 250/300 g di farina
  • 250/300 ml di latte
  • 1 uovo
  • sale
 cuocendo chnéf-fléne walser  chnéf-fléne walser nel burro fuso

Mescolare le uova con la farina e il latte, aggiungere un pizzico di sale ed amalgamare bene fino ad ottenere una pastella omogenea. Fare riposare per 30 minuti. 
Mettere a bollire abbondante acqua salata e con l'aiuto di un cucchiaio colare piccole quantità di pastella. Quando le palline che si formano riemergono in superficie, scolarle e disporle in una pirofila leggermente imburrata. Condire con burro fuso in cui è stata fatta appassire una cipolla e parmigiano oppure con fonduta di fontina e far gratinare in forno qualche minuto sotto al grill.
Per fare la fonduta: mettere ad ammorbidire la fontina a pezzettini nel latte per un paio di ore, poi sciogliere il tutto a fuoco dolce finchè ben cremoso, a piacere aggiungere un tuorlo d'uovo. Anche se la fonduta tende a rapprendersi in fretta poi in forno si riscioglierà e gratinerà bene.

chnéf-fléne walser



Chnéf-fléne Walser


Chnéf-fléne (literally buttons), are a sort of gnocchi, little dumplings made with a mix of flour, milk and eggs,  typically served with melted butter or cheese fondue.
They are a speciality of a Northern Italian region, Valle d'Aosta. 


chnéf-fléne walser

Serving 3/4:
  • 250/300 g all-purpose flour
  • 250/300 ml milk
  • 1 egg
  • salt

cuocendo chnéf-fléne walser   chnéf-fléne walser nel burro fuso

Mix eggs with flour, milk and a pinch of salt up to a homogenous batter. Let rest for 30 minutes. 
Take to a boil abundant salted water and helping with a spoon pour into small amounts of batter. When the dough balls come up to the surface, drain and lay on a baking dish, lightly buttered. Drizzle with melted butter (but first fry/sautée a little diced onion in it) and grated parmesan or with some cheese fondue and grill in the oven a few minutes.
For the fondue: let soak diced cheese (better if you use Fontina or something similar) in some milk for a couple of hours, then melt it all on low heat until very creamy, then add an egg yolk at your pleasure. Don't bother if the fondue will thicken quickly, just spread over the dumplings (with the liquid too) and it will melt again and perfectly bake in the oven.

 chnéf-fléne walser


Some information about Valle d'Aosta from Wikipedia:

It is a small mountainous region in North-Western Italy, bordered by Rhône-Alpes, France to the west, Valais, Switzerland to the north and the region of Piedmont to the south and east.
It is the smallest, least populous, and least densely populated region of Italy.
The native population speaks Valdôtain, a form of Franco-Provençal (Arpitan), as their first language, while in the Lys Valley there is a Walser German speaking minority. The regional capital is Aosta.
The cuisine of the Aosta Valley is characterized by simplicity and revolves around "robust" ingredients such as potatoes, polenta, and rice, cheese and meat and rye bread. Many of the dishes involve Fontina, a cheese with PDO status, made from cow's milk that originates from the valley. It is found in dishes such as a soup a la valpellinentse. Other typical local cheese are Toma and Robiola. Valle d'Aosta Fromadzo is produced locally since the 15th century and also has PDO status.
Regional specialties, besides Fontina, are mochetta (dried chamois meat, prepared like prosciutto), Vallée d'Aoste Lard d'Arnad (a cured and brined fatback product with PDO designation), Vallée d’Aoste Jambon de Bosses (a kind of ham, likewise with PDO designation), and a black bread. Notable wines include a white wine from Morgex, a red wine blend from Arvier (Enfer d'Arvier), and a Gamay.
Notable dishes include Carbonada, consisting of salt-cured beef cooked with onions and red wine served with polenta; breaded veal cutlets called costolette; tetouns, salt-cured cow's udder that is cooked and sliced; and bistecca a la valdostana, a steak with croutons and melted cheese.



every week

This recipe is my personal entry to WHB # 322
hosted by Aitina, Branka and Conchita from Fragoliva.
Thanks again to Haalo who manages greatfully all events,
Thanks again to Kalyn for her successfull idea!

23 febbraio 2012

Torcetti di Saint-Vincent per l'Abbecedario Culinario


English recipe here

Ed eccoci ad iniziare una nuova raccolta avventurosa, che ci terrà uniti e solidali per una quarantina di settimane e che vedrà protagoniste le 20 regioni italiane e le loro pietanze più caratteristiche.
E' partito in pompa magna il nuovo Abbecedario Culinario organizzato dall'intraprendente  Trattoria MuVarA e dopo il suo fischio di inizio, è stata la Valle d'Aosta ad aprire il corteo, capitanata dalla simpatica Gata da plar
Per chi avesse voglia di partecipare con una ricetta valdostana, c'è tempo ancora fino a domenica alla mezzanotte per postare qualcosa di succulento sul proprio blog. Per ogni ulteriore info sul regolamento vi rimando all'annuncio personale di Gata.

Sono un'affezionata lettrice del mensile La Cucina del Corriere della Sera, una delle riviste di cucina mie preferite, bella sotto ogni aspetto, e non potevo affidarmi a miglior ambasciatore per la mia ricerca sulla Valle d'Aosta, con un articolo esauriente in ogni dettaglio. Ho così potuto avere un'idea più ampia della sua storia e di come la sua cucina sia stata influenzata anche dai paesi confinanti, ne riporto fedelmente copia per non tralasciare ogni singola informazione di questo puzzle gastroculturale.
Io la conosco perlopiù da turista sportivo: Courmayeur e il Monte Bianco per le sue piste da sci, le camminate estive tra rifugi ed alpeggi che abbiamo raggiunto da Alagna (in provincia di Vercelli), ai piedi del Monte Rosa, quando anni fa avevo affittato una baita Walser del '600, o la lunga traversata fuori pista che da Punta Indren scollina giù fino a Gressoney e Champoluc, dove fu ambientato il famoso e bellissimo film di Francesco Nuti Tutta colpa del Paradiso (e lo stambecco bianco, che nel film è un caprone truccato, poi apparve davvero nel 2007 su una vetta dominante la città di Aosta).
Portiamo nel cuore un bel ricordo di fantasmagoriche mangiate alla Maison de Filippo ad Entrèves, appena fuori Cormayeur, dove l'ambiene tipico montano, rustico ma con chic, si fonde con la cucina tradizionale locale che offre un menu fisso molto vario e dalle innumerevoli portate molto abbondanti (ma si può anche scegliere à la carte).

La posizione sul confine tra Italia e Francia ha influenzato molto il profilo culturale della regione, il cui dialetto locale, il patois, è di fatto una lingua franco-provenzale; tale realtà geografica ha interessato implicitamente anche la gastronomia, connotata da forti contaminazioni transalpine. A ciò si aggiungano le caratteristiche proprie di una tradizione culinaria di montagna che accomunano quella valdostana alla cucina di altre regioni dell’arco alpino, con preparazioni che risalgono a epoche remote. Completa il quadro socio-culturale una considerazione in merito alla popolazione Walser stanziata nella valle del Lys. Tale popolo, che fondò Saint-Jaques e Gressoney, si stabilì nel territorio in epoca medievale e da allora ha sempre conservato la propria identità in fatto di costumi, abitudini e gastronomia. I Walser, rimasti a lungo isolati per la difficoltà di comunicare con i residenti di lingua franco-provenzale, iniziarono un processo di integrazione anche linguistica con la popolazione indigena solo nel corso del Settecento; nonostante ciò, a tutt’oggi, nella zona di Gressoney si parla ancora un dialetto di origine germanica, il titsch. Tra gi usi della popolazione, è da ricordare la lavorazione della pera doutsa, la tenera pietra ollare con la quale gli artigiani producevano pentole di vario tipo, comunemente chiamate “olle”, particolarmente adatte per la cottura di carni e verdure.
Entrando nel vivo della tradizione culinaria, risulta evidente che uno degli elementi che caratterizzano maggiormente la gastronomia valdostana è l’abbondanza di primi piatti brodosi, tra cui spicca la zuppa alla ueca. Preparata con orzo, costine di maiale e pane nero, sembra avere un’antica origine locale piuttosto che ascendenza francese, in quanto si reputa che l’orzo sia stato introdotto nella regione addirittura dai Romani. Più in generale, la base di verdura e pane raffermo presente in molte zuppe valdostane connota una tradizione originariamente povera cui, nel corso del tempo, si sono aggiunti ingredienti ricchi come formaggio, carne e brodo di carne. Nel ricettario, infatti, le zuppe sono sempre state presenti nelle case umili così come nelle dimore più altolocate: nel primo caso erano molto semplici, preparate con le verdure dell’orto, le misticanze raccolte nei campi e il pane raffermo (nella maggior parte dei casi scuro), mentre quelle che imbandivano le tavole di aristocratici e dell’alta borghesia erano più gustose e ricche di ingredienti. È dunque probabile che le versioni attuali siano il risultato di una sovrapposizione di stili alimentari, frutto dell’elaborazione dei piatti della cucina popolare cui, con l’andare del tempo, sono stati aggiunti i prodotti presenti nelle ben fornite dispense delle case benestanti.
Di fatto si tratta di piatti unici, come per esempio la  soupe valpellinentze – zuppa della Valpelline, preparata con pane nero, brodo di carne, verza, talvolta brasata, e Fontina –, che costituisce una portata completa, ricca sia degli amidi del pane sia delle proteine del formaggio, oppure come l’analoga soupe y plat, che però non contempla il cavolo. Ma sono tante le zuppe che popolano il ricettario regionale: basti pensare alla paysanne, a base di brodo di carne, con dadi di formaggio, pane di segale, cipolla e burro; alla soupe cogneinze, che comprende riso, brodo di carne, Fontina e pane di segale (presente soprattutto nelle realtà di montagna come l’atesina); alla valdostana, a base di riso, con rape e burro.
Premettendo che il panorama gastronomico valdostano è povero di primi piatti asciutti e paste, meritano un cenno gli gnocchi alla bava, ossia conditi con la Fontina, e i risotti alla fonduta di Fontina, di più recente apparizione. Nella regione la presenza delle castagne, usate per arricchire di sapore e sostanza alcune zuppe povere, ha portato alla produzione di farine che, miscelate a quelle di grano, si sono rivelate adatte alla preparazione di alcune paste come le odierne fettuccine di castagne, spesso insaporite e valorizzate dalla verza brasata e dalle costine di maiale, che costituiscono però solo esempi episodici di minestra asciutta.
Dalla rassegna dei primi piatti emerge dunque che, come accade in altri territori di confine (tra cui l’Alto Adige e alcune zone del Friuli-Venezia Giulia), l’ampia gamma delle zuppe e la quasi totale assenza di paste asciutte evidenziano l’influenza di culture straniere, nel caso specifico quella francese.
Polenta e patate completano il ricettario della Valle. Il mais, arrivato in Europa nel Cinquecento, non incontrò apprezzamenti univoci; mentre Venezia, che aveva identificato nel granturco una preziosa base alimentare a basso costo, ne promosse subito la coltivazione, per l’arrivo della polenta in Valle d’Aosta, più impermeabile ai nuovi prodotti, si dovette aspettare il Settecento. Per non parlare della patata, che fece il proprio ingresso nella regione ancora più tardi: originaria dell’America meridionale, si diffuse nel vecchio continente nel XVII secolo diventando un ingrediente essenziale della cucina irlandese e tedesca, trovando però resistenze in altre parti d’Europa. Nella Francia del Settecento, per esempio, veniva ancora coltivata come pianta ornamentale e nessuno pensava di cibarsene perché considerata velenosa. Il merito del cambiamento di rotta fu di Antoine Parmentier, agronomo, nutrizionista e igienista francese – passato poi alla storia per un potage a base di patate e porri –, che decise di introdurla nell’alimentazione con l’appoggio di Luigi XVI. Tra i vari stratagemmi adottati per superare la diffidenza popolare, si ricorda quello di far seminare alcuni campi di patate e farli sorvegliare solo durante il giorno, in modo che di notte potessero essere saccheggiati dalla popolazione affamata; in tal modo la patata entrò nelle case dei contadini integrandone i miseri pasti. Tornando alla Valle d’Aosta, qui le patate cominciarono a far parte dell’alimentazione solo a partire dall’Ottocento.
Le fondue, diffuse nelle confinanti Svizzera e Francia, trovano anche nella regione una preparazione analoga, vale a dire la fonduta di formaggio, che nella Valle prevede anche l’impiego di uova, assenti dalle versioni francesi e svizzere. Il piatto mostra chiare ascendenze francesi, in quanto non è presente in nessun’altra regione alpina a est del Piemonte; in Friuli, infatti, il formaggio consumato cotto serve per preparare il frico, sorta di gustosa frittata alquanto croccante e concettualmente opposta alla fonduta, morbida e cremosa. Sempre in tema di preparazioni con formaggio, merita un cenno un piatto walser, gli chnéf-fléne (bottoncini), ossia gnocchetti impastati con latte e farina e conditi con burro fuso o fonduta (che spero di riuscire a fare domani :-).


torcetti saint vincent

Torcetti di Saint-Vincent
(ricetta dalla Cucina del Corriere della Sera)

Biscottini molto friabili, con una elevata dose di burro ma senza zucchero nell'impasto.
Se conservati  in una scatola ermetica o di latta con coperchio, questi biscotti si conservano bene per alcuni mesi ... sempre che riusciate a resistere così a lungo! 
 Forse la loro origine non è propiamente Aostana, come ho letto nei commenti alla ricetta, anche se pare che ne fosse ghiotta la regina Margherita, moglie di Umberto I di Savoia, che durante i suoi soggiorni in Valle d'Aosta dava ordini affinchè i servitori riuscissero a farne un' abbondante scorta.
In ogni caso restano dei dolcetti perfetti per il tè pomeridiano.


Per circa 80 torcetti:
  • 500 g di farina 00
  • 1 bustina di lievito di birra secco (Mastro Fornaio)
  • 200 g di burro morbidissimo
  • acqua tiepida, circa 300 g
  • zucchero semolato
  • un pizzico di sale
  • burro e farina per la placca (o carta forno)
facendo torcetti saint vincent

Sciogliere il lievito in poca acqua tiepida. 
In una ciotola mettere la farina e il sale, fare la fontana e al centro ed aggiungere a poco a poco l’acqua con il lievito, iniziando ad impastare.
Rovesciare l'impasto sul piano di lavoro e continuare ad impastare fino ad ottenere un impasto morbido ed elastico, se necessario aggiungere un goccio di acqua in più (o non usarla tutta se l'impasto non lo richiede). Fare una palla, metterla in una ciotola unta di burro, coprirla con pellicola e lasciare lievitare, in luogo caldo, per un’ora o fino al raddoppio.
Rovesciare delicatamente il composto sul piano di lavoro e impastarlo con il burro per una decina di minuti, amalgamandolo alla perfezione, poi fare riposare ancora per un’ora come sopra.
Per riuscire ad incorporare bene il burro io l'ho fatto aggiungendone 50 g alla volta ed impastando fino a completo assorbimento: stendevo la pasta tipo pizza, spalmavo il burro, arrotolavo tipo filone e continuavo ad impastare. Ci vuole un po' di pazienza, ma alla fine si riesce ad ottenere un bell'impasto morbidissimo e molto maneggevole. Ed è una super maschera di bellezza ammorbidente per le vostre mani! :-)
Oviamente si può usare l'impastatrice, io ero in montagna e non l'avevo, e quindi tanta fatica risparmiata, ma comunque l'impasto va lavorato a lungo per amalgamare bene gli ingredienti.
Lavorare poi la pasta rapidamente, sgonfiandola, quindi formare tanti bastoncini piuttosto sottili di circa 10 cm di lunghezza, passarli nello zucchero e formare delle ciambelline ovali, unendo le estremità (io erroneamente le ho accavvallate ma basterebbe solo unirle alla fine come per i taralli). Disporre i torcetti sulla teglia del forno, imburrata e infarinata o ricoperta di carta forno, e cuocerli a 200 °C per circa 10/15 minuti, dipende dalla grandezza, fino a quando avranno un bel colore dorato. Sfornare e lasciar raffreddare prima di servirli. 
Nel mio nuovo forno di montagna (con cui non ho ancora molta confidenza, ma soprattutto non l'ho fornito di un termometro separato :-) mi si sono bruciacchiati dei biscotti nella parte inferiore, si è troppo caramelizzato lo zucchero: niente paura, una volta freddi li ho delicatamente gratuggiati appoggiandoli su una normale grattugia da grana (opportunamente pulita e inodore :-), sono venuti perfetti!

torcetti saint vincent



Ed ora un po' di storia sulle origini della Valle d'Aosta:

“E verde e fosca l’alpe, e limpido e fresco è il mattino,
e traverso gli abeti tremola d’oro il sole.
 Cantan gli uccelli a prova, storniscono le cascatelle,
precipita la scesa nel vallone di Niel...” 

Con poche parole, il poeta Giosuè Carducci evoca la forza e l’imponente bellezza del paesaggio di una regione di confine che ha dato vita a un ricettario dove la tradizione gastronomica della montagna si sposa alle influenze d’oltralpe.
Delimitata dai più grandi sistemi montuosi europei – Monte Bianco, catena del Monte Rosa e massiccio del Gran Paradiso –, la Valle d’Aosta è attraversata da fertili vallate inquadrabili in tre diverse aree: l’Alta Valle (Valdigne), dove i coltivi superano spesso i mille metri di altitudine, la Valle Centrale e la Bassa Valle, che si estende da Saint-Vincent sino al Piemonte. La zona più fertile è quella che si sviluppa nella Valle Centrale, grazie al terreno sabbioso-argilloso, mentre le terrazze montane sono costituite da argilla sabbiosa mista a ghiaia. A livello climatico, la regione è caratterizzata da un regime semicontinentale, definito da inverni lunghi e freddi ed estati brevi e calde, a eccezione della zona a sinistra della Dora Baltea, esposta a sud, dove le temperature sono più miti. Per via delle differenze di altitudine e di esposizione, più o meno soleggiata, nella regione sono comunque presenti diversi microclimi, con notevoli differenze tra la Bassa e l’Alta Valle.
La Valle d’Aosta costituisce da sempre una unità territoriale ben definita sia dal punto di vista geografico sia storico. Anticamente fu abitata dai Salassi, popolazione di origine gallica che, per circa un secolo, riuscì a resistere all’invasione romana iniziata nel 25 a.C. Con la dominazione romana seguì un periodo di relativa pace durante il quale, per via della presenza dei valichi alpini, la Valle svolse un ruolo strategico e militare di notevole importanza; dopo il crollo dell’Impero la regione venne occupata da Burgundi, Ostrogoti, Longobardi e infine dai Franchi. Conseguenza delle invasioni barbariche fu l’abbandono da parte della popolazione dei villaggi del fondovalle e delle colture agrarie. Alcuni secoli più tardi i valligiani, tornati a occupare il territorio, ripresero le antiche attività, tra cui l’agricoltura: fiorita in pieno Medioevo, è poi rimasta prospera fino ai giorni nostri anche grazie a una situazione politica tendenzialmente stabile. Procedendo per fasi, infatti, la storia della Valle d’Aosta è riassumibile in poche tappe: alla fine dell’Impero di Carlo Magno entrò a far parte del regno di Borgogna e, dopo la caduta della dinastia borgognona nel 1032, quando Umberto Biancamano ottenne l’investitura con il titolo di Conte d’Aosta, passò sotto il controllo dei Savoia. Successivamente la regione, eretta a ducato, diventò parte integrante della Savoia. Se si escludono brevi periodi di dominazione francese, il territorio fu dunque governato quasi ininterrottamente dalla nobile casata, che sottomisero la nobiltà locale e mantennero il potere sino all’ingresso della Valle d’Aosta in Italia. Dal 1948 è Regione autonoma a statuto speciale.

22 febbraio 2012

Black & White Goodbye to Carnival

Carnival is over,
today is Ash Wednesday, the first day of Lent,
a 40 days period of  physical and spiritual regeneration
ending up at Easter Sunday.

venetian fritters


carnival sweet treats


Goodbye to all sweet and  sumptuous treats 
 we enjoyed in this last holiday season,
welcome to a restrictive and less luxury time,
with a special prayer for Susan.

19 febbraio 2012

Biscottini fondenti, al latte, bianchi e al mou - WHB 321

Stasera una ricettina veloce, sono in montagna coi ragazzi per le vacanze di Carnevale e ... diciamolo piano, ma forse forse inizia a nevicare! Sì, certo,per qualcuno, specie in città, non sarà una bella notizia ma qua in Trentino le correnti in quota hanno giocato un brutto scherzo in questi mesi, spingendo le nuvole, cariche di candida manna preziosa, oltre le nostre Dolomiti, che tristemente piangono una siccità da paura.
Dolcettini allegri e sfiziosi, quasi dei mini biscottini, pericolosi perchè sono come le ciliegie, uno tira l'altro, a voi la scelta se vi piacciono più fondenti, al latte, bianchi o al mou. Scherzosi e anche carnevaleschi se decorati con qualche confettino colorato, perfetti per festicciole di bimbi o allegre e sfiziose merende.
Mi sono stati regalati da un amico a Natale, fatti con le sua manine :-), potevo non approfittarne e farmi dire come li faceva? Furbissima anche l'idea di metterli a raffreddare nelle confezioni di plastica delle uova, così non si attaccano e sarà facilissimo estrarli per metterli poi nei pirottini.

 choco flake bites

A scelta cioccolato fondente, al latte, bianco.
Il cioccolato deve essere sempre un etto in più dei cornflakes, per esempio:

100 g cornflakes - 200 g cioccolato
200 g cornflakes - 300 g cioccolato

Sciogliere il cioccolato a bagnomaria o a più riprese nel microonde, aggiungere i cornflakes ed amalgamare molto bene con una spatola,anche schiacciando i fiocchi. Sistemare piccole quantità di composto nei portauovo, decorare con qualche confettino e lasciar rapprendere in frigo per un'oretta.
Per il cioccolato fondente ho decorato con qualche scaglietta di fior di sale/sale Maldon, è simpatico il contrasto dolce/salato.
Si conservano bene in una scatola ermetica per una settimana (credo anche di più ma non ne ho la prova materiale, sono spariti prima :-)

choco flake bites

Per il mou, la procedura è uguale a quella per fare la torta di rice crispies e mars, perfette le dosi che suggerisce anche Nigella:

3 barrette di mars
50 g di burro
70/80 g di cornflakes

Sciogliere il burro e le barrette di mars a pezzetti sul fuoco al minimo, quando sono una crema aggiungere i cornklakes ed amalgamare molto bene con una spatola, anche schiacciando i fiocchi. Sistemare piccole quantità di composto nei portauovo, decorare con qualche confettino e lasciar rapprendere in frigo per un'oretta.
Si conservano bene in una scatola ermetica per una settimana (credo anche di più ma non ne ho la prova materiale, sono spariti prima :-)

making choco flake bites


Mini Choco Flakes Bites

A quick recipe tonight, I am on a skiing holiday with the boys, they have some days off the school for Carnival. And I would not say it too loud but ... some snow flakes are falling! We do hope it will go on all night long because this year our marvellous Dolomiti are suffering an unusual lack of naturakl snow.
Very nice sweet treats, a sort of mini cookies, but very dangerous as they are like cherries, one pulls the other!
Milk, dark, white chocolate or caramel, the choice is up to you. Lovely if decorated with some colored confetti, perfect for children parties or funny tea time.
Plastic egg boxes are a valid substitute for shaping container.

 choco flake bites

Chocolate (milk, dark or white) should always be 100 g more than cornflakes, for example:
100 g cornflakes - 200 g chocolate
200 g cornflakes - 300 g chocolate

Melt chocolate in a double boiler or in the microwave, add cornflakes and mix very well with a spatula, don't bother if you crush some flakes.
Place a small amount of the mixture in egg cups, garnish with some confetti and let thicken in refrigerator for about an hour. 
I decorated some dark chocolate ones with some fleur de sel/sal Maldon flakes, the result is a nice sweet/salty contrast.
They can be stores well in an airtight box for a week (I think even more but can't prove it, they disappeared before :-)

 choco flake bites

For the caramel follow the same procedure of this cake, and Nigella doses are perfect:
  
3 mars bars 
50 g butter
70/80 g cornflakes 

Melt butter and chopped mars bars at low flame, when soft as a cream add cornflakes and mix very well with a spatula, don't bother if you crush some flakes.
Place a small amount of the mixture in egg cups, garnish with some confetti and let thicken in refrigerator for about an hour.
They can be stores well in an airtight box for a week (I think even more but can't prove it, they disappeared before :-)



This recipe is my personal entry to WHB # 321
hosted by Lynne from Cafe Lynnylu English edition,
Terry di Crumpets & Co. Italian edition.
Thanks again to Haalo who manages greatfully all events,
and to Bri for the Italian edition.
Thanks again to Kalyn for her successfull idea!

17 febbraio 2012

Venerdì 17 ma ... venerdì gnocolar!



Oggi grandi festeggiamenti a Verona in occasione del venerdì gnocolar.
Centro città paralizzato per la grande sfilata che partirà alle 14 da Porta Nuova per concludersi nel tardo pomeriggio in Piazza San Zeno per la grande festa dello gnocco. E poi i dolci caratteristici di questo periodo: galani e fritole.
Maschere, carri allegorici, stelle filanti, coriandoli e caramelle: sarà colori, musica, risate e divertimento per grandi e piccini.
Nonostante le avversità scaramantiche del venerdì 17 è una bellissima giornata di sole splendente e la temperatura è abbastanza mite, una vera manna dal cielo dopo le sfuriate nevose della scorsa settimana.

L'altro giorno abbiamo gnoccolato in compagnia:
facendo gli gnocchi

trasformando 10 kili di patate in altrettanti gnocchi

gnocchi patate

aggiungendo anche spinaci e zucca a qualche impasto

gnocchi patate e spinaci

deliziandoci anche a metà mattina con un caffè ed un assaggio di gnocchi semidolci, 
conditi con burro fuso ed un mix di parmigiano, zucchero e cannella

gnocchi in bianco semidolci


Non potevano mancare i dolci tradizionale del Carnevale:


galani

 i classici galani
fritole veneziane

 e le caratteristiche fritole

 che avevamo già preparato a più riprese nei giorni precedenti.


Elogio alla fritola :-)

"Su le sagre, e spesso anca in altri luoghi
fritolazze mi vendo col zebibo"

Fritolazze, un termine che mette allegria solo al sentirlo.
Lo si trova coe didascalia di una tavola di Gaetano Gherardo Zampini, pittore del 1700 che ha lasciato belle testimonianze delle abitudini quotidiane dei veneziani nel XVIII secolo.
La tavola in questione fa parte della raccolta Arti che vanno per via della città di Venezia, catalogo ante litteram dello street food lagunare; qui si vede una figura di donna che impegna una padella poggiata su un braciere, posto in un sotoportego. Nella padella si indorano le nostre fritole, con lo zebibo, l'uvetta che arrivava dal commercio con la Sicilia.
Di queste frittelle parla anche Goldoni nel Campiello, dove una delle comari dichiara. "E mi farò le fritole". Conosciute ed apprezzate sin dal Rinascimento, la ricetta originale sembra arrivi da Bartolomeo Scappi, cuoco del Papa Pio V. E sul finir del secolo, la loro popolarità, soprattutto a Carnevale, era tale che divennero "Dolce Nazionale dello Stato Veneto".
In effetti, la loro importanza nell'economia cittadina doveva sesere rilevante se nel 1797 la corporazione dei fritoleri stanziò una considerevole somma per "Spese in regalo in fritole ai provveditori di Comun, per ottener la grazia di frizer nei campi": una sorta di … bustarella per avere il permesso di friggere nelle piazze (i campi).
Un tempo le fritole si preparavano con acqua e farina, anche se non si rinunciava a impreziosirle con uvetta e pinoli. Oggi l'impasto si è arricchito con l'aggiunta di uova e latte al posto dell'acqua.
(da La Cucina Italiana, febbraio 2012)

15 febbraio 2012

Black & White Olive Tree


It's Wednesday again,
another date for black & white,
 
olivo san marco innevato 
 S. Marco olive tree,
symbol of peace, joy and serenity for our family,
last Sunday in the blizzard,
full of snow but still standing proud.

Hope it can bring the same feelings overseas to Susan.

13 febbraio 2012

C'è sempre una prima volta ... contest gastronomico Saba

 

Ebbene sì, è la prima volta che accetto di partecipare ad un contest "sponsorizzato" direttamente dall'Azienda produttrice del prodotto "contestato"



Il concorso è organizzato dall’Azienda Vitivinicola Mariotti in collaborazione con il Consorzio "Il Gusto di Ferrara" (pubblicizzao sul web da Percorsi Di Vino e Ma che ti sei Mangiato) e prevede la realizzazione di una ricetta che abbia fra gli ingredienti principali "La Saba", il mosto cotto dell'Azienda Vitivinicola suddetta.
Sono in dolce attesa del prodotto ed intanto sto spremendo le meningi per riuscire a realizzare una ricetta in tempo (entro il 31 marzo) da pubblicare.
La Giuria, selezionata e presentata entro il 19 febbraio, si riserverà poi il diritto di valutare tutte le ricette tra cui scegliere, a suo giudizio insindacabile, la vincente, quella che avrà saputo dare maggiore risalto o trovato l'abbinamento più intrigante al mosto cotto, entro la fine di aprile.
Il vincitore verrà omaggiato di una cesta di prodotti tipici ferraresi offerta dal Consorzio "Il Gusto di Ferrara", partner dell'iniziativa, e materiale promozionale e turistico della Provincia di Ferrara.
Non ho mai usato mosto cotto in nessuna preparazione, sarà una sorpresa per me assaggiarlo, carpirne la sua anima e trovargli la sua giusta (spero!) collocazione culinaria. E sarà un'ulteriore sorpresa scoprire chi, come me, ha accettato di imbarcarsi in questa avventura Sabosa! :-)



dal blog di Rossella:

Uno degli scopi della gastronomia è quello di poter conservare prodotti stagionali altrimenti deperibili; fra questi c’è sicuramente il mosto dell’uva che se in passato non veniva trasformato in vino, non aveva alcuna possibilità di conservazione.
Fin dall’epoca rinascimentale è testimoniata la produzione di “mosto cotto”, una sorta di sciroppo di colore bruno, a causa della percentuale di caramello che si forma durante la cottura, che di solito avveniva in paioli di rame e a fuoco diretto.
La produzione di “mosto cotto” è legata indissolubilmente alla tradizione popolare, dalla quale ha addirittura tratto storie e romanzi, come nel caso de “La neve nel bicchiere” di Nerino Rossi, reso celebre dall’omonimo film di Florestano Vancini.
Chiamatelo “mosto cotto”, “saba”, “sapa”, “vin cotto”, ma sempre dello stesso prodotto stiamo parlando, e la sua produzione è ancora attiva in quasi tutte le regioni italiane, sebbene contestualizzata nell’ambito domestico e nel periodo invernale.
Per tradizione con questo sciroppo si producono dolci molto ghiotti, dai “sabadoni” emiliani, alle “cartellate” pugliesi, ai “mustaccioli” siciliani, ma ci siamo sempre chiesti se questo prodotto antico potesse essere utilizzato nella cucina di oggi in chiave moderna.

12 febbraio 2012

Fritole veneziane - WHB # 320


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Uff, nevica e nevica ancora.
Questa povera Italia (ma anche gran parte dell'Europa orientale) sta soffrendo temperature polari e nevicate eccezionali nei luoghi più disparati, solitamente noti per clima mite e temperato. Questa neve che non dà tregua, sta arrecando seri problemi in molte località, rese isolate e irraggiungibili, con strade sepolte dalla neve, elettricità interrotta, tubi dell'acqua ghiacciati, causando gravi disagi per molte famiglie, specie se con anziani. L'unica nota positiva, se così si può chiamare, è vedere la gioia dei bambini che non vanno a scuola (ma dovranno poi recuperare il tempo perso obbligatoriamente) ma tutti belli imbacuccati approfittano della coltre bianca per divertirsi a scivolare e fare pupazzi.
Per fortuna qua da noi la situazione non è così pesante, però anche questo finesettimana è stato all'insegna di una nevicata fina (per fortuna non così copiosa come domenica scorsa :-), che fa passare la voglia di uscire (anche se per le vie di Verona è in scena in questi giorni la manifestazione Verona in Love) e anzi, fa apprezzare ancora di più il caldino della stufa, la comodità del divano, un bel film alla tele e ... perchè no, la voglia di pasticciare in cucina :-).
Ancora un paio di giorni e poi si entra ufficialmente nella settimana carnevalesca, anche se quest'anno probabilmente qualche evento giocoso potrebbe saltare per le avverse condizioni meteorologiche. 
Venerdì sarà la volta di Verona con la grande sfilata del venerdì gnocolar, al termine della quale tutti in piazza San Zeno per la tradizionale gnoccolata comune.
I dolci che faranno poi capolino saranno i caratteristici galani e le fritole, le caratteristiche frittelle.
Nei giorni scorsi ho galanato alla grande con le amiche, la giornata di frittura dolce è diventata quasi un appuntamento tradizionale fra noi :-); e con l'occasione ho voluto provare una ricetta di frittelle trovata sul numero della Cucina Italiana di questo mese.
Il risultato è stato molto soddisfacente, sia dal punto di vista esecutivo, per niente difficili, che gustativo: approvate alla grande! :-)


fritole veneziane




Ingredienti:

500 g di farina 00
300 g di latte tiepido
100 g di uvetta *
80 g di pinoli *
80 g di zucchero semolato
20 g di lievito di birra
3 uova
la buccia di mezza arancia
la buccia di mezzo limone
un bicchierino di grappa
vino bianco
zucchero a velo o semolato per guarnire
olio di arachide per friggere

* non ho messo uvetta e pinoli ma 2 mele grattugiate

 fritole veneziane




- Mettere l'uvetta in ammollo in mezzo bicchiere di vino bianco.
- Sciogliere il lievito nel latte tiepido.
- In una ciotola mettere la farina setacciata con lo zucchero e un pizzico di sale, fare la fontana e al centro romperci le uova, sbatteerle bene e incorporare un pochino di farina.
- Con una frusta iniziare ad impastare aggiungendo il latte col lievito e la buccia degli agrumi.
- Scolare l'uvetta ed unirla all'impasto insieme al vino e alla grappa.
- Lasciare lievitare per un'ora/un'ora e mezza coperto ed in luogo caldo.
- Incorporare i pinoli mescolando con un cucchiaio (io la mela).
- Riscaldare l'olio e quando ben bollente friggere le frittelle versando un po' di impasto alla volta col cucchiaio finchè ben dorate (cuocerle bene altrimenti l'interno resta crudo).
- Scolare prima su un colino poi su carta assorbente, cospargere di zucchero a velo o passarle in quello semolato e servire.

Quando friggo, ricopro bene i fuochi con alluminio: restano così quasi puliti :-)

La chicca in più: finestre aperte, incensi accesi, cappe al massimo, lampe berger al profumo preferito, tutto aiuta per evitare che l'odore di fritto ristagni dentro casa ... ma una o due gocce di olio 31 nell'olio di frittura (messo da freddo) sarà indispensabile! (ed il fritto non ne risente, provare per credere!)


tramonto innevato-febb 2012
il riflesso del sole al tramonto sul lago innevato
sun reflection on snowed lake at sunset

  
Venetian Fritters

In a few days we'll be officially entering the carnival week, although some events this year might be cancelled due to the bad weather conditions. It is still snowing from North to South, and some regions and places, supposed to be mild and temperate climate , are strongly suffering. Some people and some places are still isolated, roads buried in snow, electricity cut off, frozen water pipes, causing big problems for elderly people. The only positive note is the joy of children not attending school (many are still closed) in their skisuits enjoying the vast white desert, slipping, playing snowball and making snowen.
Luckily we are not in such an emercency,  even though this weekend was marked again by a fine snow (thankfully not as abundant as last Sunday :-), which makes more comfortable at home than out, and, indeed, makes you appreciate even more the warmth of the stove, the comfort of the sofa, a good film on TV and ... why not, the desire to mess up in the kitchen :-).
Next Friday Verona will have the biggest Carnival show of the year, the grand parade named venerdì gnocolar, meting then in Piazza San Zeno for the traditional gnocchi for everyone and traditional galani and fritole (fritters) will be served for dessert.
Last week I made a lot of galani with ​​friends, sweet fry day has become almost a tradition among us :-), and the same day we tried this fritters recipe I found on the best Italian cooking magazine,
Cucina Italiana
The result was very satisfactory, easy to do and delicious to taste: totally approved! :-)


fritole veneziane




You need:

500 g all-purpose flour
300 lukewarm milk
100 g raisins *
80 g pine nuts *
80 g ogranulated sugar
20 g fresh yeast
3 eggs
zest of half an orange
zest of half a lemon
a very small glass of grappa (or vodka)
half a glass of white wine
granulated or powdered sugar for garnish
peanut oil for frying

* I just used 2 grated apples instead of raisins and pine nuts

 fritole veneziane

- Put the raisins to soak into white wine.
- Dissolve yeast in milk.
- Pour sifted flour, sugar and a pinch of salt ina large bowl, make a well in the center and break eggs into, beat eggs well with a fork then incorporate a little flour.
 - Pour milk with dissolved yeast little by little and use whisk to mix and amalgamate the compound.
- Add citrus zest, drained raisins (or grated apples), wine used for soaking and grappa.
- Let rise for an hour/an hout and a half covered and in a warm place.
- Add then pine nuts, stirring carefully with a spoon.
- Heat oil and when very hot fry the fritters slipping a little compund with a spoon.
- When golden (and make sure they are otherwise they won't cook well inside) drain first in a sieve and then on paper towels.
- Sprinkle with powdered or granulated sugar still warm and serve.

When I fry, I cover my stove with aluminum: it won't get dirty that much :-)

One more tip: open windows, lit incense, hoods up, lampe berger with favorite fragrance, all helps to prevent the awful smell of fried food in the house ... but one or two drops of oil 31 into frying oil (when cold) will be essential! (and food not affected, try it!)

This recipe is my personal entry to WHB # 320
hosted by Astrid from Paulchen's Foodblog English edition
Brigida from Briggishome Italian edition.
     Thanks again to Haalo who manages greatfully all events,
and to Bri for the Italian edition.
Thanks again to Kalyn for her successfull idea!

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