La posta della Olga
"Renghe cinesi e porco nostrano al cenone del baretto"
di Silvino Gonzato - letto sull'Arena del 30.XII.2008
"Mai viste renghe così lunghe" scrive la Olga. "Le ha procurate il cinese Tan detto Tano per il cenone di San Silvestro che, come sempre, faremo al baretto. Il mio Gino, dopo averle misurate a spanne, ha detto che sono lunghe un metro, mentre una renga normale, secondo l'oste Oreste, non dovrebbe superare i cinquanta centimetri, sennò facendo le curve sotto acqua si scavezza. Il Tano ha spiegato l'anomalia col fatto che si tratta di renghe cinesi d'allevamento che vengono allungate manualmente dai produttori nei primi mesi di vita, quando sono più elastiche, ma la spiegazione non ci ha convinto. Ne è nata una discussione che è ben presto degenerata e, mentre noi donne, compresa la Beresina, addobbavamo la sala montando sulle carèghe, gli uomini sono andati fuori tema parlando di altri generi di misure e di misurazioni".
"Senza molto entusiasmo, ma curiosi di provare la cucina orientale, abbiamo accolto la notizia che quest'anno la renga verrà servita secondo la ricetta suggerita da Lin detta Wanda, la moglie del Tano. Le renghe, cotte ai ferri e grondanti di olio, verranno infilate intere e verticalmente nelle polente, dalla parte della còa, tre per ogni panàra, e ogni commensale ci pocerà sopra fino all'esaurimento della polenta. Dopodiché tutte le renghe verranno ritirate, numerate dal ragionier Dolimàn che fungerà da notaio, e messe in frizer per la prossima occasione. In pratica, se vogliamo métar qualcosa nello stomego, dovremmo ricorrere alla cucina tradizionale nostrana e cioè al porco, che non manca mai nel menu dei nostri cenoni di fine anno".
"L'oste Oreste ne ha preso uno intero, dal grugno al coìn, da un allevatore della Lessinia che glielo ha dato in conto vendita, cioé si paga quello che si mangia e il resto lo si restituisce, secondo la formula adottata da molti allevatori di porci, e non solo, in tempi di crisi. In attesa di essere arrostito, il porco, ovviamente defunto, è stato esposto su due tavolini affiancati e rinforzati all'ingresso del baretto e molti bambini sono entrati per tirargli la còa infiocchettata e chiedere come si chiama. Una mamma ci ha messo sopra a cavalcioni il suo bambino che lo chiamava papà perchè è lo stesso gioco che fa a casa col genitore".
"Il professor Strusa, di passaggio dal baretto, ha fatto una riflessione a voce alta sulla facilità con cui i bambini trasferiscono gli affetti da un soggetto all'altro. Dopo il cenone la Beresina farà la danza del ventre sul biliardo. I pensionati hanno già occupato col capèl le careghe delle prime file".
3 commenti:
Che meraviglia questa corona!
Da stasera si vota per il mio giochino...in bocca al lupo! :-)
Anch'io leggo, quando mi capita sotto mano l'Arena, gli articoli della Olga, e rido di queste assurdità purtroppo reali
Grazie, Val, passo subito a votare!
Alda, mi fanno troppo sorridere questi articoli...peccato che legga così raramente l'Arena...bacio!
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