Quando si dice ... le fatalità.
Ricevo la newsletter di
Progetto Mondo Mlal, una onlus veronese a cui ho aderito e collaborato anni fa (e con me altre amiche blogger, tra cui anche fanatiche Mtc) e
uno degli articoli parla di una
zuppa di zucca liberatoria.
Zuppa che viene servita ad Haiti il 1 gennaio per celebrare una determinante vittoria sui coloni francesi e la conseguente indipendenza.
Zuppa di
zucca che io adoro e quasi sempre utilizzo nelle mie zuppe.
Zuppe e minestroni che è appunto
la sfida di questo Mtc#53, lanciata da
Vittoria, e proprio nel mese di
gennaio.
E
Soupe Joumeou che è nominata nel
giro del mondo in 25 zuppe, ma non assegnata nelle
(in)solite zuppe del mese.
Potevo esimermi dal provarla?
E' stato amore a prima vista, o meglio una deliberativa macchinazione, quasi un raggiro internettiano a mio goloso scapito.
Ogni volta che gustate una minestra di zucca, anche senza saperlo, state assaporando la libertà. Ad Haiti, portare in tavola una minestra di zucca il primo gennaio, equivale a una presa di posizione precisa, significa infatti dire no alla schiavitù, al razzismo e ai pregiudizi (
da Progetto Mondo Mlal).
Haiti comprende la parte occidentale dell'isola di Hispaniola, confinando a est con la Repubblica Dominicana.
E' stata la seconda nazione delle Americhe a dichiarare la propria indipendenza, dopo gli Stati Uniti, ma è oggigiorno il paese più povero delle Americhe.
L'isola di Hispaniola vede il primo europeo calpestare il suo suolo nel 1492, quando vi sbarca Cristoforo Colombo.
A quel tempo l'isola era abitata dai
Tainos, un'etnia degli
Arawak, popolazione indigena delle regioni centromeridionali dell'America meridionale, che vi aveva preso possesso qualche millennio prima.
Purtroppo, in pochi decenni la cattiva gestione europea non li risparmia dai maltrattamenti subiti e dalle malattie portate dal continente.
Nasce perciò l'esigenza degli spagnoli di trovare altri schiavi da sottomettere, e li portano per la prima volta dall'Africa nel 1520, impiegati soprattutto nella ricerca dell'oro (anche se ben presto si perde l'interesse per questo metallo prezioso quando se ne scoprono enormi giacimenti in Perù e in Messico).
Anche i francesi cominciano a colonizzare l'isola dopo il 1600 e nel 1697, col trattato di Ryswick, la Spagna ufficializza il possesso francese della parte occidentale dell'isola, Santo Domingo.
I francesi sanno bene far rifiorire economicamente l'isola, soprattutto con le esportazioni di zucchero e cacao. Abissale la diversità numerica della popolazione in quegli anni: quasi una parità tra europei e la gens de couleur (persone libere e di sangue misto, i mulatti, ma di status inferiore agli europei), anche se leggermente superiori i primi, e gli schiavi, quasi 20 volte superiore, con la maggior parte di nascita africana.
Anche le prime notizie della Rivoluzione Francese arrivano sull'isola, la gens de couleur inizia a fare pressioni per ottenere più diritti, i primi schiavi cominciano a ribellarsi. Toussaint Louverture, a capo degli schiavi, si allea con la gens de couleur e nel 1794 il governo francese abolisce la schiavitù.
Ma arriva l'esercito di Napoleone.
Gli isolani temono la sua ingordigia militaresca e hanno paura venga reintrodotta la schiavitù. Touissant viene catturato e imprigionato, ma i ribelli non si perdono d'animo.
E il 18 novembre 1803, a Vertières, poco distante da Cap-Haitien, a nord di Santo Domingo, si consuma una battaglia sanguinosa, ma determinante per la storia degli haitiani.
Da una parte il generale Rochambeau a comando delle truppe napoleoniche, dall'altra il generale Jean-Jacques Dessalines, nato schiavo, a capo delle truppe indipendentiste.
E i ribelli hanno (fortunatamente) la meglio.
Il 1 gennaio 1804 Dessalines firma ufficialmente l'Atto dell’Indipendenza della Repubblica di Haiti, finalmente libera dai coloni francesi.
Pare che proprio nel suo discorso Dessalines, nominato primo presidente della neo repubblica, abbia incitato la popolazione a festeggiare tale giornata con la
soupe joumou, zuppa che fino a quel giorno era una pietanza permessa solo ai coloni e alle persone libere (
Haiti su wikipedia).
E' evidente come ben presto questa zuppa sia diventata sinonimo di libertà ed indipendenza, avendo cancellato definitivamente la schiavitù.
Di contro, la parola Vertières, è addirittura scomparsa dai dizionari francesi. Cercate pure nei vocabolari Larousse, Reverso, ecc., e non la troverete. Come se la battaglia di Vertières non avesse mai avuto luogo (
da Progetto Mondo Mlal).
Ho controllato, avendo appena acquistato ad un mercatino francese il Nouveau Larousse Universel, edizione 1949: la parola Vertières non è riportata, mentre Waterloo sì, per esempio.
Errore grossolano: ne ho fatta mezza dose, non sapendo se avrei poi incontrato i favori dei miei uomini, sempre un pochino restii alle zuppe di default (ma che poi mangiano consenzienti sa non vogliono saltar dalla finestra … che comunque, a livello giardino, poco gli frega), in questo caso un tutt'uno con la carne, che adorano, ma modello bisteccona sanguinolenta da soddisfazione al taglio … aggiungiamo che per farmi ulteriormente del male, avevo esordito con questa è una preparazione tipica haitiana a cui avrei voluto far seguire la storia (raccontata però in seguito) ma immediatamente tacciata con la laconica campanilistica risposta con tutte le cose buone italiane una cosa oltreoceano ci devi proporre? ... e alla seconda cucchiaiata: osti, che bona!
ahhh, bon Dieu de la France! ... è proprio il caso di dirlo!
Ho cotto la zuppa in una cocotte in ghisa smaltata
vintage Le Creuset
che trovo agli incredibili e sorprendenti mercatini francesi, e di cui
sto facendo collezione: opportunamente lavate e rigenerate (ma devo dire
che le trovo quasi sempre in ottime condizioni), mi piace cucinare in
queste
pentole d'antan, che chissà quali altre zuppe avranno pippato, quali altre tavole avranno abbellito con la loro presenza vivace, quante altre persone avranno deliziato con una gustosa pietanza fumante.
Per 8/10 persone:
per la marinata:
2 spicchi d'aglio
2 scalogni
prezzemolo
timo fresco
1 peperoncino fresco *
il succo di un lime
mezzo kg di carne tenera di manzo (o pollo)
per la zuppa:
brodo di carne
2 carote
2 gambi di sedano
1 piccolo porro
1 piccola cipolla dorata
1 grossa patata
1 rapa (o sedano rapa) media
mezzo piccolo cavolo cappuccio
mezza zucca piccola **
olio extravergine di oliva
sale/pepe
* non avevo il peperoncino fresco e ho usato quello secco, direttamente nella zuppa
** ho abbondato con la zucca, era inevitabile :-)
Frullare insieme gli ingredienti della marinata e sistemare il composto in una ciotola, aggiungere la carne tagliata a pezzetti piccoli, mescolare bene e coprire. Lasciare marinare almeno 4 ore, meglio se tutta la notte, in frigorifero.
Rimuovere la carne dalla marinata e tamponare delicatamente con carta da cucina (io non l'ho fatto) e mettere da parte.
Scaldare l'olio in una casseruola a fuoco medio/alto, aggiungere la carne e lasciare dorare: la carne rilascerà i suoi liquidi, quindi cuocere finchè saranno evaporati, circa 10 minuti per il manzo. Aggiungere poi il brodo caldo, portare a ebollizione, abbassare la fiamma al minimo e cuocere, mescolando di tanto in tanto, finchè la carne sarà tenera, anche un'ora abbondante (dipende dalla grandezza dei pezzetti di carne, per il pollo ci vorrà meno tempo).
Nel frattempo mondare, lavare e tagliare le verdure.
Aggiungere alla zuppa le carote, il sedano, il porro, la cipolla, la patata, la rapa e il cavolo: cuocere, a pentola semi-coperta e fiamma bassa, mescolando di tanto in tanto, finchè tenere, 20/30 minuti.
A parte cuocere la zucca tagliata a pezzetti, in acqua sufficiente a ricoprirla, a calore medio/basso e coperta, finchè tenera, circa 10/15 minuti (se necessario aggiungere ancora un filo di acqua). Quindi ridurla a purea col dorso di una forchetta.
Quando le verdure saranno pronte, aggiungere la zucca e cuocere, mescolando di tanto in tanto, fino a quando la zuppa si raddensa leggermente.
Condire con sale e pepe e servire con scalogno e spicchi di lime (dimenticati).
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