24 luglio 2008

Storia elbana: il santo pescatore



di Maria Luisa Trussardi

Se non fosse per quella sua Vespa da modernariato, con la frizione al minimo e l’acceleratore al massimo, che urla appena arriva al porto con una improbabile manovra, nessuno si accorgerebbe di lui. Un ometto sugli ottanta, maglietta blu stinto e pantaloni di tela pure stinta (ora sono di moda) tenuti su da una cinta logora, pescatore in pensione con 435,00 Euro al mese, qualche sovvenzione regionale, una casetta ai piedi della montagna con piccolo orto annesso, sei polli, otto conigli e qualche pesce invenduto regalato da nipoti e pronipoti perché lui non va più “a mare” e quelli pregiati dei tempi buoni ormai non se li merita. Racconta, racconta seduto su una vecchia sedia di legno compagna di altre cinque dove si appoggiano quelli come lui che dicono alla moglie “scendo al porto” ma in realtà scendono alla mescita di un bicchiere di vino “quello bono” che tutte le sere rende più allegra la vita. D’inverno si parte prima per vedere il tramonto (che infoca di rosso dietro la Corsica). Ma ora anche alle 8.30 è ancora presto. C’è però un vantaggio che turisti e villeggianti stanno tutti a casa e in albergo per la cena e si è soli potendo parlare e ricordare meglio senza essere disturbati dal fracasso del bar. Sta proprio lì accanto frequentato da quei giovani strani con pantaloni a metà gamba, canotta sfilacciata e ultimo motorino alla moda parcheggiato tra un tavolo e l’altro. Qui beveroni dai colori pastello con verdure e fiori di ornamento; lì da loro, i vecchi, dai bicchieri grossi di vetrone e solo vino che macchia anche vecchi vassoi di metallo dipinto un po' scrostato con pubblicità anni '50. Antico e nuovo,vecchio e giovane, si mescolano a lungo mare e anche al porto dove è attraccato uno yacht bellissimo con tanto di fiori sulla plancia accanto a una vecchia paranza di pescatori che a quest'ora ancora sonnecchiano tra i preparativi per salpare più tardi, verso le dieci, e tornare alle cinque del mattino. Il comandante, invece, beve champagne con gli ospiti che andranno a dormire quando loro stanno ancora lavorando sulla banchina con il pescato. E' così nei piccoli porti dove pesca e diporto non sono separati e per tutti valgono le regole della Capitaneria con i suoi ufficiali in divisa bianca, le più eleganti di tutti i dintorni. Lui là sulla sedia racconta di quando usciva “a mare” e si facevano pesche quasi miracolose perchè i pesci non erano così furbi come ora che cambiano il passo quando meno te lo aspetti e non li ritrovi manco se piangi. I ricordi vanno lontano quando era in funzione la tonnara che ora non c'è più, ma sono racconti del babbo e del nonno, perchè quando lui nacque già non c'era. Nel parlare si confondono le storie delle generazioni davanti a un bicchiere di vino e ci si dimentica anche del tramonto che ormai è quasi finito. Ma non si era scesi per quello? Si potrebbe passare dalla spiaggia, che è lì a due passi, e il tramonto si vede ancora ma lui non ci va,. Non c'è mai andato, forse una volta per stendere le reti che non ci stavano più sui moli. “Gli” è un luogo per gente di città che non capisce cosa è il mare vero e poi è tornata alla folla dalla cena per lo struscio serale. Non è cosa per uno come lui metà pescatore, metà contadino di montagna. Come tutte le sere al ritorno l'acchiappa quel sentimento della realtà, che è poi paura di non svegliarsi l'indomani mattina perchè l'età c'è e non si può cambiare. Mentre risale sulla Vespa, di nuovo rombando, si avvia verso casa ai piedi del monte.
C'è una lunga ripida salita, ma il motore ce la fa, l'ha fatto per tant'anni... e non c'è problema per il pranzo e la cena che anche d'inverno si mettono insieme con qualche fungo sott'olio raccolto a settembre e tutte le sardine sotto sale chè lo scatolone è ancora mezzo pieno. La cosa che lo preoccupa tanto è solo quella lì: che il brutto male abbia furia di prenderlo e non mollarlo più. Non è punto una colpa essere vecchi ma certuni ti guardano con compassione, addirittura con spregio, che ti fanno rimanere proprio male come se fossi di una razza maledetta. Il faro della Vespa talvolta si spegne, ma tanto si va a memoria. IL cancelletto, il cane, siamo arrivati. Se la notte non fa brutti scherzi, domani si va ancora “a giro” e si scende fino al porto. Il tramonto ci aspetta.


da Libero, 22 luglio 2008

2 commenti:

manu ha detto...

è sempre interessante venire da te! buona settimana

Cindystar ha detto...

Ciao Manuuuuuuuu...sono stata un po' impegnata col rientro...buona settimana anche a te!
Smack!

Posta un commento

grazie della visita e gentilmente firma sempre i tuoi commenti!
thanks for passing by and please sign up your comments!

Template Design | Elque 2007