2 marzo 2011

Chin Chin, frittelle nigeriane

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Eccoci arrivati in Nigeria, ultima tappa del Tour Culinario Finale di Joan.
Navigando in rete ho trovato due siti interessanti riguardanti la Nigeria: il primo, dove ho preso effettivamente la ricetta, è di Sunday Blessing Osuchukwu, ed è dedicato a promuovere le tradizioni e le culture igbo, nigeriane ed africane agli italiani e viceversa. Osuchukwu si occupa anche di un'Associazione di volontariato fondata da immigrati di diversi paesi del mondo che risiedono e lavorano in Italia, con il fine esclusivo della solidarietà sociale, umana, civile e culturale (hanno anche una loro pagina su FB).
Il secondo, invece, è il blog personale di Paolo Andreocci, un giramondo, scrittore, gastronomo e giardiniere come si definisce lui, la sua biografia qui per capirne il tipo, da dove riporto solo alcuni stralci del suo articolo sulla cucina nigeriana, che merita una lettura più approfondita per capire lo spirito, le difficoltà ma anche la grande convivialità di questo popolo.

"La gastronomia nigeriana risulta quanto meno sorprendente, per l’uso d’ingredienti da noi assolutamente sconosciuti e per il modo in cui sono cucinati. La prima impressione è quella della confusione, perché non esiste, come da noi, una struttura del pranzo basata su regole precise: antipasto, primo, secondo, contorno e dessert. Ma soprattutto perché non si distingue troppo fra piatti di pesce, di carne o di verdure. Nei piatti nigeriani più importanti, tutti questi elementi si trovano quasi sempre insieme, amalgamati da brodi, salse untuose, spezie e aromi. Non è una cucina raffinata. Ma ha un carattere forte, inconfondibile, che nasce dalla valorizzazione dei prodotti del territorio, in un contesto climatico terribilmente caldo e umido. Insomma, alcune scelte gastronomiche dei nigeriani non sono dettate dal gusto, ma dalla necessità. Se la nostra è la cultura dell’olivo e della vite, la cultura gastronomica della Nigeria e di tutta la fascia costiera dell’Africa occidentale (dal Senegal all’Angola) è la cultura dell’olio di palma, del latte di cocco e del peperoncino.
Per quanto riguarda il pesce, riesce difficile accettare il fatto che in un paese che s’affaccia sul mare non si mangi quasi mai pesce fresco, ma piuttosto stoccafisso d’importazione, pesce secco, pesce affumicato, gamberi e molluschi essiccati o affumicati, interi o macinati… E’ sorprendente. “Sorprendente – conferma Izunna – , ma logico! Il nostro clima è molto caldo e molto umido. Lo so, da voi il pesce, dopo tre giorni puzza, ma da noi, il pesce, appena tirato fuori dall’acqua comincia subito a deteriorarsi. Quelli che vivono sul mare o sul delta del Niger vivono di pesce: lo pescano e lo mangiano. E’ la cosa più economica che hanno a disposizione. Ma non fanno in tempo a portarlo al mercato ...... Chiedi in giro, alla gente della foresta, fai questa domanda: Cos’è la felicita? Vedrai, ti risponderanno: la felicità è la corrente elettrica e un frigorifero".
Per quanto riguarda la carne, nella Nigeria meridionale si mangia soprattutto carne bovina, compreso il cosiddetto “quinto quarto” (quel che rimane della bestia vaccina dopo che sono state vendute le parti pregiate: i due quarti anteriori e i due quarti posteriori). Ma anche pollo e carne di maiale. La carne più prelibata, però, è considerata quella selvatica: la bushmeat. E cioè: maiali selvatici, antilopi, bufali africani, scimmie... Ma anche grossi topi selvatici e da alcune parti persino i cani. Ho visitato più volte i mercati di Lagos, Ibadan, Port Harcourt… Quello che più impressiona sono le sfilate di scimmie spellate e appese a un gancio, come abbacchi. Con una differenza: che sembrano… bambini! “Ma sono scimmie! – dice Izunna. – E nei villaggi, la scimmia è a portata di mano. Sono proteine a basso costo, essenziali per la dieta umana. Pretenderesti che la gente dei villaggi va dal macellaio, col portafoglio gonfio di naire, a ordinare una fillet steak?”
Il mio amico Izunna ha ragione. Certe abitudini alimentari devono essere inquadrate in un contesto economico, sociale e culturale. Ed è a questo punto della conversazione che mi è tornata in mente quella volta che…
Ero con Vittorio Jucker, un giramondo, il maggior esperto d’Africa ch’io conosca (e non solo d’Africa). Stavamo andando in macchina da Lagos ad Abeokuta. La strada attraversava la foresta. Fece buio e ci fermammo per riposarci, prima di riprendere il viaggio. C’era il cielo stellato e dalle profondità della foresta arrivavano urla di scimmie, gridi di uccelli, insomma: le voci del bush. Quando un ragazzino esce dal buio e si avvicina: teneva per la coda un grosso topo selvatico. “Ve lo do per pochi kobo”, disse. “E’ buonissimo!”. Lasciammo una naira al ragazzino, rifiutammo sdegnosamente il topo e subito riprendemmo il viaggio. “E invece aveva ragione il ragazzino”, osserva Izunna: “i ratti della foresta sono squisiti!” Asa faceva segno di sì, con la testa. A quel punto le chiesi, con un brivido di ribrezzo: “Scusa bellissima, ma nella Egusi soup, che m’hai fatto mangiare che c’hai messo?”. “Non ti agitare – mi rispose – ci ho messo solo carne bovina e qualche boccone d’antilope… Ah!, sì, c’era anche del maiale selvatico. E nient’altro. In ogni caso: era buono?”. “Buonissimo!”, risposi. Ma ancor oggi, a distanza di anni, mi chiedo se Asa, quel giorno m’ha imbrogliato. E se m’avesse dato da mangiare carne di scimmia… dovrei considerarmi un cannibale?

Per questa tappa Joan ha cucinato il Chicken Jollof, pollo sufato con riso, e a lei dedico questa storiella di Paolo sul pollo ruspante nigeriano:

"Credo che il pollo ruspante nigeriano sia il più saporoso che io conosca. Ma per spiegare il perché bisogna fare una breve digressione, partendo, apparentemente, da molto lontano.
I termitai raggiungono in Africa anche i due, tre metri di altezza. Sono costruzioni complesse, con stanze, corridoi e ambienti nei quali le varie caste possono assolvere la loro funzione sociale. Sono fatti di terra impastata con la saliva collosa delle termiti e possono durare anche cent’anni. Quanto alle termiti, hanno un corpo pallido, non tanto grande, molle e forse anche gustoso al palato. E infatti, gli scimpanzé ne sono ghiotti. Infilano un bastoncino nel termitaio, lo tirano fuori brulicante di termiti e si succhiano le malcapitate con evidente soddisfazione. Costituiscono un ottimo contributo di proteine e grassi alla loro dieta.
Bene. Dicevo del pollastro africano. In Nigeria e in tutta l’Africa occidentale, si vede spesso qualcuno che va a zonzo per la campagna con un pollo sotto il braccio. Dove va? Ecco: appena incontra il pinnacolo rosso di un termitaio gli scaglia contro il suo pennuto. Un terremoto. La costruzione si apre, si sgretola, frana e vengono alla luce corridoi, stanze segrete, vasti ambienti… le operaie, impaurite, non sanno che fare e scappano da tutte le parti. I soldati subito accorrono in schiere compatte per difendere la loro città, attaccano l’intruso, mordono con le loro mandibole possenti, sputano il loro liquido repellente, ma il pollastro, che alle povere termiti deve sembrare un gigante, ha le zampe callose, dure come il cuoio, e non mostra alcun fastidio. Si getta su operaie e soldati e ne fa una bella scorpacciata. Ne divora a migliaia, finchè il padrone del pollo non dice: “Adesso basta, per oggi hai mangiato abbastanza!”. Per questo particolare tipo di alimentazione, il pollastro africano è così saporoso. Purtroppo in città se ne trovano sempre meno e nei villaggi te li fanno pagare profumatamente".


Chin Chin

Ho scelto questi Chin Chin perchè mi ispirava il nome, sembra quasi un inno al brindisi conclusivo per uesto tour, e poi perchè mi davano l'impressione di piccole frittelline, come infatti si sono poi dimostrate, ed essendo in giorni carnevaleschi calzava proprio a pennello! La ricetta pubblicata prevedeva una dose massiccia di ingredienti, io l'ho ridotta di un terzo e ho un pochino adattato le quantità, perchè con tazze e cucchiai non vado molto d'accordo. La ripassata finale nello zucchero semolato è stata una mia aggiunta, in ogni caso erano uno snack dolce, e così facendo le ho rese più carnevalesche.

chin chin - frittelle nigeriane

Ingredienti per un bel vassoio di frittelle:

350/400 g di farina
130 g di burro morbido
1 uovo
3 cucchiai di zucchero
50/60 g di acqua tiepida
50/60 g di latte tiepido
mezzo cucchiaino di lievito di birra disidratato
olio di semi di arachide

chin chin - frittelle nigeriane

- Impastare tutti gli ingredienti insieme, deve risultare un impasto morbido ed elastico.
- Un po' alla volta, tirare una sfoglia alta mezzo centimetro e ritagliare dei piccoli rombi con la rotella (un paio di centimetro per lato).
- Friggerli in abbondante olio caldo, scolarli e farli asciugare bene su carta assorbente. Ripassare poi nello zucchero semolato.

Grazie, Joan, per avermi fatto ancora sognare di luoghi esotici e lontani, che mai forse avrò il tempo o l'opportunità di conoscere di persona. E' stato bello e divertente, faticoso ma interessante, essere riuscita a seguirti in ogni tappa, senza la tua spinta settimanale e il tuo brioso entusiasmo forse mi sarei persa per strada prima. Se mai avessi voglia di rifare le valigie e ripartire, anche solo per un mini tour, conta pure su di me, il mio zaino è sempre pronto! Un grazie di cuore anche a tutti i miei compagni di viaggio con i quali è stato piacevole trascorrere queste settimane insieme, e condividere con gioia impressioni personali e spesso così diverse, ma non per questo meno interessanti, delle varie culture.

7 commenti:

Unknown ha detto...

Ti rubo subito l'idea, provo a farle oggi stesso, complimenti! bacioni!

Emilia ha detto...

Hai ragione cara, il nome è davvero simpatico. Immagino siano anche super buoni.
In effetti sembrano molto carnevalesche.
Bacio :-)

Silvietta ha detto...

Che belle! Che meraviglia!!
Un bacione,S.

Okkidigatta ha detto...

...molto invitanti ...
ciao e buon week ....

www.deliziadivina.it ha detto...

buone le frittelle...

Ackyart ha detto...

...che peccato che io nn sia riuscita a completare il tour con voi e mi sia persa l'ultima tappa...ma proprio nn ce l'ho fatta...:-(
farò una ricetta nigeriana prossimamente..che belli questi chin chin, il nome rende un po' l'idea! sembrano un po' quelle che a Roma chiamiamo castagnole, mi diceva la madre di mia cognata che al nord si chiamano diversamente...come?

Cindystar ha detto...

A. Vero, le hai poi fatte?

Emy, in effetti, come mi ha spiegato poi l'autore (ma era anche scritto nella ricetta originale solo che mi sembravano troppo alte) la pasta andrebbe stesa molto spessa e andrebbero tagliati dei quadrotti piccolissimi e friggerli scuri,ho poi trovato una foto su wikipedia:

http://en.wikipedia.org/wiki/Chin_chin

cmq erano simpatiche anche così, quasi un formato mignon delle nostre chiacchiere!

Silvietta, Okki, Delizia, grazie, buon carnevale anche a voi!

Acky, diciamo che queste sembrano più frappe, le castagnole da noi sono frittelline tonde, come credo anche da voi... sono curiosa di vedere cosa preparai di nigeriano prossimamente!

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