Non ho mai avuto un particolare feeling con la Liguria, mi ha sempre dato una sensazione inquietante quella piccola striscia di terra che lambisce il mare, dalla sabbia scura e ciottolosa, con i binari della ferrovia quasi a toccare dove si infrangono le onde, ed alle spalle le colline che salgono erte a circondarla come per proteggerla da possibili improvvisi disastrosi fortunali. E' anche vero che la conosco poco, ci sono sempre stata di passaggio per raggiungere la più dolce
Côte d'Azur, e le mie brevi visite si limitano a
Portofino e le
Cinque Terre, peraltro luoghi incantevoli, ed una toccata e fuga a
Sanremo. Oltre a Genova, dove sono ritornata anche l'anno scorso per rivisitare l'
Euroflora, la quinquennale mostra florovivaistica più grande d'Italia. Questa volta ho trascinato quasi a forza (ma era il prezzo da pagare per poi proseguire per l'Elba :-) anche i ragazzi più piccoli, che sono rimasti poi felici e contenti delle
meraviglie colorate e profumate che hanno visto. E affascinati lo siamo stati tutti dopo la visita, quasi irrinunciabile visto che era a due passi due di numero dal nostro albergo, al
mercato orientale, un brulichio di
sapori e
profumi, un cicalecchio gioviale, una voglia irresistibile di trascinare un carrellino pieno di invoglianti primizie e
bontà locali :-). E poi la colazione in una delle
pasticcerie storiche della città.
Ecco, appunto di Genova mi ha sempre sbalordito l'autostrada che passa praticamente quasi in centro città, si incanala stretta tra i condomini arruffati uno vicino all'altro (al mio grande dilemma non ho ancora trovato risposta: ma sono state costruite prima le case o l'autostrada?), c'è una curva addirittura andando verso ponente che se presa troppo allegramente si rischia di entrare dritto nel salotto di quelli che abitano ai primi piani :-).
Recentemente guidavamo tranquilli in direzione Francia, era quasi ora di pranzo e un certo languorino si faceva sentire a piccoli borbottii. La decisione è stata rapida e fulminea, usciamo a
Bordighera (che ho imparato essere il comune più a meridione della Liguria), così poi facciamo l'ultimo tratto di litoranea fino al confine.
Non so se il navigatore era impazzito, ma ci ha fatto fare una stradina a serpentina così scoscesa per arrivare giù al mare che mi sembra quai impossibile non esista un variante. Una piccola passeggiata sul lungomare deserto e scalfito da un vento poco primaverile (ma quanto mi piace però il mare fuori stagione!), il passaggio del treno così vicino da riuscire quasi a toccarlo, uno scorcio alla caratteristica
chiesetta di Sant'Ampelio, patrono della cittadina.
Bordighera, chiamata anche regina delle palme, gode di un clima privilegiato che le regala inverni miti ed estati fresche e ventilate. Ciò ha permesso negl anni uno sviluppo eccezionale di una ricca e folta vegetazione, dai profumi e colori inebrianti, dove la macchia meditarranea si confonde con quella tropicale, con spesso essenze rare portate nei secoli addietro dai marinai fenici prima e poi dai botanici dell'800 dai loro viaggi in Oriente.
A fine '800 si inaugurò la linea ferroviaria
Grand Express Calais-Roma e, complice anche la pubblicazione del celebre romanzo di Giovanni Ruffini
"Il Dottor Antonio", avvenuta ad Edimburgo nel 1885, gli
inglesi rimasero affascinati dalle bellezze di questa cittadina e soprattutto dal clima, tanto da sceglierla come loro residenza d'inverno. Cominciarono così ad arrivare intellettuali ed aristocratici da ogni parte d'Europa: l'architetto
Garnier, il botanico
Winter, Monet,
Pasteur, il banchiere
Bischoffsheim (che ospitò anche la
Regina Margherita nei suoi primi soggiorni bordigotti),
De Amicis ... lasciando tracce indelebili del loro passaggio (come il
Museo Bicknell, piccolo giardino di rarità botaniche) ... Bordighera divenne così cosmopolita, e noi possiamo solo immaginare come potesse essere la vita mondana di allora con le feste da ballo nelle grandi ville od alberghi, le partite ai circoli di tennis (nel 1878 gli inglesi fondano il
Lawn Tennis, primo club italiano e secondo in Europa dopo Wimbledon), le passeggiate o cavalcate in campagna, i raffinati picnic in quelle meraviglie fiorite (il
sentiero del Beodo è una vetrina di mimose, ginestre, piante grasse ed un'infinita varietà di palme).
E poi ancora il Paese Vecchio, antico borgo arroccato fondato nel 1471, circondato ancora da mura mediovali. Tre porte permettono l'entrata e la scoperta di vicoli e vicoletti (i tipici carrugi) e piazzette caratteristiche, dove si affacciano botteguccie, ristorantini e caffè, e dove d'estate si tengono manifestazioni e spettacoli all'aperto.
E poi, a naso, la scelta cade su un ristorantino dal nome quasi seducente Le Chaudron (il calderone, ma non è più soave detto in francese? ... o è la nostra tipica italiana esterofilia che ce lo fa piacere di più?) ... ma siamo a due passi dalla Francia e comunque sia, la scelta non poteva che essere più fortunata.
Ambiente piacevole e confortevole, curato nei dettagli, rustico ma con garbo raffinato.
Appena seduti, un piccolo assaggio di benvenuto con una fresca bollicina piemontese,
una carineria che apprezzo sempre molto volentieri.
Uno sformato di carciofi per me e tonno fresco in crosta per il marito,
entrambi ottimi.
(devo recuperare la foto del tonno :-)
Pane fatto in casa, ottimo.
Poi ci siamo divisi una dekicata frittura di scampi e calamaretti,
accompagnata da confettura di cipolle.
E il marito ha proseguito con i calamari alla piastra,
presenti anche nel menu bordigotto,
veramente eccellenti.
Abbiamo pasteggiato con le bollicine piemontesi dell'aperitivo,
ma mi sono limitata ad un carpaccio di ananas,
per il marito caffè e sambuca.
Prezzi medi o qualcosina in più se si mangia alla carta
(noi abbiamo speso 90 eu),
ma c'è la possibilità di gustare il menu del giorno per 25 eu, bevande escluse.
Ristorante Le Chaudron
Piazza Bengasi, 2 - 18012 Bordighera
Tel.: +39 (0)184263592
Non so se posso chiamarla propiamente ricetta, visto che è una semplice cottura alla griglia :-).
Aromi per la marinata a proprio gusto, l'abbinamento col rosmarino è una libera interpretazione di
Simone Rugiati.
Ingredienti:
calamari piccoli
rosmarino
olio extravergine di oliva
sale/pepe
aceto balsamico
Pulire e lavare i calamari, con la punta del coltello incidere leggermente la parte superiore con dei tagli incrociati (avendo i calamari come una seconda piccola pelle protettiva queste incisioni faciliteranno una cottura uniforme, parola di
Simone :-). Disporli su un piatto, cospargerli con aghi di rosmarino, poco sale e pepe, una bel giro di olio e con le mani amalgamare la marinata. Coprire con pellicola e trasferire in frigo a riposare (almeno mezzora).
Scaldare bene la padella in ghisa o la piastra apposita (questa
grigliatona della Ballarini è eccezionale) sul fuoco, cospargere ancora di rosmarino e cuocere i calamari da entrambi i lati per qualche minuto.
Servire con un'insalatina novella di stagione ed una riduzione di aceto balsamico, facendolo rapprendere a fiamma semivivace fino alla densità desiderata.